Laziale Grechetto in purezza. Appare limpido l’intenso giallo dorato che invoglia alla beva. Una esplosione di fiori di sambuco, frutta gialla e scorza di agrume. Chiude la vaniglia mai invasiva, data dall’affinamento in legno, davvero ben utilizzato. Sorso vibrante in cui si percepiscono i 14° ben sposati ad una piacevole, minerale freschezza. Lo ricordavo buono, l’ho ritrovato super!!
“Sarà il piacere di stare in compagnia davanti a un piatto abbinato al buon bicchiere, sarà forse l’ebbrezza del tasso alcolemico, sia come sia non vi è alcun dubbio: il vino è convivialità. Ne è conseguenza il condividere con amici la passione e l’emozione che una bottiglia ci sa donare (e fin qui….”ça va sans dire” proferirebbe Jacques de La Palisse, anche se non andò proprio così… ma questa è un’altra storia)…..”
Così iniziava un mio post di qualche anno fa. Concetto volutamente ovvio, semplice e lampante. Forse lo davamo davvero per scontato!! E invece?
Mancano gli aperitivi, le gite fuori porta, le cene con parenti e amici, oltre a manifestazioni e fiere del vino. Insomma, scarseggiano ormai da troppo tempo le occasioni di condividere un buon bicchiere.
Ma per la Pasqua ecco uno spiraglio. Non perdiamo certo l’occasione. All’ultimo minuto un invito per Pasquetta (forse un po’ mi sono imbucato lo ammetto!) da una coppia di amici.
Mangiata di rango e abbinamento per lo più a base di bollicine. Assaggi di elevato standing su cui magari torneremo prossimamente, perché vorrei ora porre il focus sulle due bocce con cui abbiamo concluso.
Chissà se preso dall’euforia del momento, per certo dall’elevato grado alcolemico, il nostro ospite sfoggia nel pomeriggio due perle.
Apriamo un Belle Epoque 2007. Indubbia l’eleganza della bottiglia, dall’inconfondibile disegno di Emile Gallé del 1902, che è solo il preludio al contenuto. La prestigiosa cuvée di Perrier-Jouët – Chardonnay (50%), Pinot Nero della Montagne de Reims (45%) completate da Pinot Meunier (5%) – appare luminosa con dorati riflessi immersi in un ricco, infinito perlage. Naso raffinato di grande complessità in cui si cela un cesto di agrumi seguito da croccante, paradisiaca frutta esotica. Il tutto avvolto da un intenso effluvio di speziata pasticceria e di impercettibile lieve ossidazione, certo data dall’età, oggi però così di moda. Inebria lo scoppiettante sorso, una cascata di confetti alla mandorla. Fresca ed eccellente la lunghissima persistenza. Che spettacolo!!
Fosse finita qui saremmo già appagatissimi…..
Ma perché fermarsi? L’ultimo botto è sua maestà Cristal 2008. Il vino dello Zar Alessandro II, dalla bottiglia in cristallo (oggi non più) a fondo piatto. Orgoglio e vanto della Maison Louis Roederer – Chardonnay (circa il 40%) e Pinot nero (circa il 60%) – dal regale giallo ambrato, costellato da soffici ammalianti bollicine. Ci si tuffa in un turbinio di aromi, note agrumate, frutta candita poi tostatura di nocciola e timo. Cremoso al palato, dal fine equilibrio, lascia in bocca la primavera. La sensazione è che abbia retto meglio il passare del tempo rispetto al Belle Epoque, forse è solo una peculiarità dei nostri esemplari. Monumentale!!
Non c’è che dire, bel pomeriggio difficile da dimenticare.
Morbido, cioccolatoso, suadente. È tutto rotondo, e dalla sua rotondità vieni completamente avvolto. Immagino che il nome di Nerone sia riferibile al colore nero ed impenetrabile che tinge il bicchiere.
Tutto troppo rosa! Rosa di colore intenso, rosa i profumi di rosa e fragola, rosa la bocca da chewing-gum. Difficile trovare un abbinamento se non inseguendo le tendenze dolci.
Non ci ho capito molto…se non una biodinamicità aggressiva, forse un tantino sgraziata. Difficile da inquadrare se non in una generica categoria “altro”… Non sono affatto pronto!
Sottile, forse persino troppo sottile. Abbastanza minerale, ma non quanto ti aspetteresti. Elegante ma non a sufficienza per apparirmi affascinante. Non ha aspetti varietali, ma il frutto già evoluto, manca di intensità. In bocca rimane la scossa delle durezze, ma anche questa non stordisce.
Esemplare. Quello che mi aspetto da un buon Pinot Nero proveniente dall’Alto Adige. Misurato ed equilibrato su tutte le dimensioni, ma, soprattutto, sempre gradevole.
Sferico! Il senso tridimensionale di questo vino è rappresentato dalla sfera, dalla rotondità assoluta. Caldo ? Si… Persistenza? infinita, ma anche totale integrità nonostante qualche anno di riduzione in vetro.
Vibrante, emozionante, infinito. E senza oppormi al trascinamento inizio a vibrare anche io travolto da un treno in corsa che mi porta lontano. Irresistibile.
Passato… non passito! Ho atteso troppo e l’esotica Malvasia dalle magiche Eolie non solo ha perso le sue caratteristiche aromatiche, ma l’ossidazione ha estratto toni amari non graditi.
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