Salgono a 873 gli espositori presenti alla kermesse 2022 dei vignaioli indipendenti tenutasi a Piacenza dal 26 al 28 novembre. Entriamo nel palcoscenico del mercato Fivi una vera e propria arteria pulsante del mondo del vino. Un padiglione in più rispetto alla precedente edizione e tanto tanto succo. Iniziamo con un saluto e un ringraziamento agli amici di De Vinosalvo con gli entusiasmanti shiraz e sangiovesi maremmani di Alison. Seguono due chiacchiere con Federico che ci fa immergere nei sentori dei vini di famiglia, tra nascetta, dogliani e barolo, solo per citare alcune delle primizie firmateAnna Maria Abbona. Poi ritroviamo Paolo di Fioretti-Brera e il suo rosso conero riserva, new entry Fivi, ma già da tempo mia grande passione. E adesso un irrinunciabile passaggio da Luigi di Musto Carmelitano, viva l’aglianico del vulture! Ci raggiungono editore e consorte, facciamo subito un saluto ad Anna, brand ambassador di Ronco Calino, tra i migliori metodo classico provati in fiera. A proposito di effervescenza franciacortina, giungono piacevoli conferme da Cavalleri, Enrico Gatti e Rizzini. Seguono “infiniti” apprezzati assaggi, con piacevoli sorprese e gradite conferme. Scopriamo Sara&Sara: ribolla, friulano, sauvignon e picolit dalla bellissima beva, poi ci spostiamo in trentino da Klinger di cui mi ha colpito il Trentodoc ma stupito la nosiola. Sempre in tema di bolle delle dolomiti conosciamo Giulio Larcher poi una conferma con quelle di Maso Corno che anche con il suo pinot nero non scherza affatto. Saliamo in Alto Adige da Salurnis giovane azienda dal profondo lagrein. Ora in Piemonte da Mario Costa tra arneis e un elegantissimo roero. E ancora giù dall’unico produttore del Molise, ci accoglie di persona Caludio Cipressi, tintilia dalla bolla al rosso, che spettacolo. Chiudiamo con un assaggio piacentino da Barattieri con il suo monumentale vin santo da malvasia di candia aromatica. Siamo giunti alla fine, due giorni davvero intensi, non me ne vogliano quindi i non menzionati visitati e non……
Rosa carico dall’intrigante trasparenza, questo “succo” di aglianico invoglia la beva già alla vista. Ma sono i croccanti sentori di frutti di bosco immersi in note speziate ad attirare l’assaggio. Potente e fresca morbidezza che avvolge il palato con toni floreali e scalpitanti frutti rossi. Da bere a casse, ma attenzione ai 13,5 gradi, sempre di aglianico stiamo parlando e qui la grinta del Vulture si fa sentire!!
Vermentino dalle colline chiantigiane. Carico, un po’ grasso, bello morbido, dall’intenso frutto giallo, sia al naso che dai ritorni retrolfattivi. Abbinabile tecnicamente a tutto (tranne che alla fiorentina…), ma lo preferisco come aperitivo.
Da riprovare! Mi attendevo più decisione, più carattere, un’intensità di frutto superiore, ed invece tutta l’espressione su toni tenui, delicati, forse anche un po’ spenti. Probabilmente la bottiglia, forse la batteria di vini precedenti, sicuramente più muscolari, però necessito di riverificare, prima di farmene un giudizio definitivo (anche perché questo vino è balzato, qualche anno fa, agli onori della cronaca… mi dispiacerebbe prendere atto che non ne capisco più un tubazzo!!!)
Quanto frutto! Quanto calore! Ma stanno cambiando i modelli classici del Chiaretto bresciano? Ricorda più un rosato pugliese che un delicato “vino di una notte”… Non che non sia buono, intendiamoci… questo vino lascia il segno, con decise percezioni. Ma il mondo sta cambiando, anche sulle rive del Benaco!
Sembra che se non hai una bollicina in gamma non sei una cantina adeguata al mercato… Ma perché??? Cà dei Frati è una realtà da tempo fantastica, produce dei Lugana che hanno trainato la denominazione, assolutamente faro ed antesignani della potenzialità della Turbiana. Ma questo Metodo Classico non mi convince! Anzi… seppur senza difetti, non rappresenta la valenza straordinaria della cantina sirmionese. Se poi vendono… hanno ragione loro, ma lasciatemi legato alla tradizione.
Torniamo, a pochi mesi dalla stupenda manifestazione di “Terre di Toscana”, all’Hotel UNA Esperienze Versilia sul lungomare di Lido Camaiore dove è ora in scena “Terre d’Italia” altra rassegna vitivinicola, assolutamente da non perdere, firmata L’AcquaBuona. Evento più contenuto rispetto a quello di febbraio, comunque presenti oltre una sessantina di produttori con un bellissimo campionario del vino made in italy, dall’Alto Adige fino alla Sicilia. La partenza non può che essere effervescente. Ce n’è ovviamente per tutti i gusti: Oltrepò, Franciacorta, Alta Langa e metodi classici fuori disciplinare o atti a divenirlo, presentati dai piccoli produttori o dai marchi storici del settore, tutti rigorosamente da provare. Iniziamo da un sangiovese di Greve in Chianti non dosato Metodo Classico 2013 di Terreno, passiamo al Cuvée dei Frati Dosaggio Zero, lugana sempre in versione non dosata di Cà dei Frati. Espressioni chiaramente diverse che ben raccontano il potenziale espressivo delle bollicine italiane. Optiamo per una carrellata di Oltrepò. Assaggiamo il Roccapietra di Scuropasso nelle versioni Zero, Cruasè e Blanc de Noirs. E’ ora la volta di Ca’ di Frara Brut, Extra Brut anche Rosè e Nature Noir. Immancabile il passaggio da Frecciarossa con l’Extra Brut Bianco 2019 e dal Conte Vistarino, che nel 1850 con la collaborazione di Carlo Gancia diede inizio alla storia della spumantizzazione dell’Oltrepò, qui presente con il Cépage Brut, il Rosè Saignèe e in Dosaggio Zero 1865 millesimo 2015. Tutte bolle di sostanza grazie alla forza del pinot nero che dona sentori e struttura difficilmente replicabili in altre zone vocate allo spumante. Un breve passaggio in Franciacorta dove Il Barone Pizzini ci propone il Golf 1927 e poi Satén e Rosè rispettivamente dell’edizione 2018 e 2017. Non male il croccante passaggio allo chardonnay. Ci trasferiamo ai possedimenti marchigiani del gruppo con il verdicchio Pelugo Dosaggio Zero di Pievalta, dalla beva sempre molto piacevole. Ora andiamo a Cortona dove Baracchi ci delizia con il brut da uve trebbiano eccezionalmente in versione magnum del millesimo 2015. Davvero un bell’assaggio, seguito dal Brut Rosè 2017 da sangiovese. Poi bolle da Diano d’Alba con il Blanc de Blacs e il Rosè di Bricco Maiolica rispettivamente Alta langa Pas Dosè da chardonnay e nebbiolo, per ora atto a divenire, a cui non mancano certo carattere e verticalità. Certo, inutile negarlo, nel percorso descritto non sono mancati gli assaggi alle altre prelibatezze proposte dalle cantine come verdicchio, riesling, lugana, pinot nero e qualche nebbiolo nelle sue diverse, incantevoli vesti. Ma diamo spazio ad altri produttori visitati. Ottimi assaggi di Etna, tra carricante e nerello nella versione cappuccio e mascalese: Vivera, Firriato e Tornatore in cui ritroviamo la mineralità e l’eleganza a cui “A muntagna” ci ha ormai abituato. Splendido il Cinqueterre di Forlini Cappellini nella versione 2020 e anche 2021 che, pur non avendo ancora preso bene la forma della bottiglia, già ben esprime il potenziale evolutivo. Ci spostiamo al nord con Muri-Gries, dal convento: Pinot Bianco di razza dal Terlano 2021 alla Riserva Abtei Muri 2019, poi l’immancabile assaggio del Pinot Nero sempre Riserva Abtei Muri 2019. Rimaniamo in zona Bolzano sulla mitica “strada del vino”, incontriamo Colterenzio-Schreckbichl, dove sauvignon e chardonnay della Linea Lafòa 2020, Il Pinot Bianco Berg 2019 e il Pinot Nero Riserva St Daniel 2019 ci confermano l’inequivocabile eleganza dei vini di questa regione. E’ la volta di Lis Neris che ci fa immergere nelle sostanziose mineralità del Friuli, dal Don Jurosa Extra Brut 2014 poi pinot grigio, chardonnay e friulano nelle versioni Gris 2019, Jurosa 2018 e La Vila 2018, poi il Lis 2017 blend ottima espressione del territorio. Ora Casale del Gilio dove Satrico, Viogner, Petit Manseng e Anthium, tutti in versione 2021, ci trasmettono l’appassionante intensità del Lazio. Un assaggio della selvaggia maremma con gli esplosivi rossi Rubino 2018, Coldipietrerosse, Montecristo e Hide tutti 2016 di Bulichella. Ci spostiamo di poco verso la costa, dove Il Bolgheri Rosso 2019 e il Sup. Maestro di Cava 2017 di Tenuta Meraviglia ci regalano un assaggio dell’eccellenza vitivinicola della zona. Chiudiamo con il Piemonte. Castello di Neive ci regala una bella panoramica delle langhe, dal metodo classico, passando per arneìs, dolcetto, barbera e pinot nero ma è sicuramente dall’impagabile eleganza dei Barbareschi Gallina 2019, Albesani Santo Stefano 2019 e la riserva di quest’ultimo annata 2016 da cui veniamo ammaliati. Eccoci da Roagna anche qui inebriati dal Barbaresco Pajè, dai Baroli Rocche di Castiglione e Pira tutti in versione 2016. Ma rimaniamo incantati dal Montemarzino 2015, timorasso in purezza, semplicemente monumentale. Finale con il Vento dell’Est di La Bellanotte 100% picolit e lo Sciacchetrà Riserva 2016 di Forlini Cappellini. Se chiudo gli occhi ne assaporo ancora le dolci fragranze. Giornata impegnativa ma senza dubbio appagante, un turbinio di assaggi da tutta l’Italia. Non resta che attendere la prossima edizione, per degustare ciò che non siamo riusciti a testare e riassaggiare le eccellenze provate. Ancora un plauso allo staff di L’AcquaBuona, manifestazione eccezionale!
“Bella manifestazione davvero ben organizzata, continuate così. Aspettiamo con trepidazione il successivo evento…….” (cit. “Champagne in Villa” – correva il maggio 2019). Ma finalmente eccoci di nuovo qui. Fabio Mondini e ASPI ci riaprono le porte dell’elegante Villa Reale di Monza ancor più impreziosita, lasciatemelo dire, dal raffinato perlage francese. Anche questa volta sono presenti alcuni petit vigneron, plus assolutamente da non sottovalutare. Iniziamo dagli assaggi delle loro ricercate produzioni. Livello all’altezza delle aspettative a cui l’effervescente “Acqua di Reims”, come goliardicamente Fabio ama chiamare lo champagne, ci ha abituato. Percorriamo le maestose sale che ospitano l’evento, presenti anche importatori e distributori, sono davvero tanti gli assaggi. Senza nulla togliere alle altre interessanti proposte in degustazione, ecco alcune chicche. Iniziamo dalla Couvée 1809 di A.D. Coutelas dall’affascinate bottiglia rétro con chiusura a spago, come fu agli albori. Domina lo chardonnay sul pinot noir in rapporto 80 -20. Al naso l’affilata eleganza che ricordavo, potente di fiori poi pesca e prugne. Non per tutti ma assolutamente da provare. Poi una new entry del mercato: Retrospective di Fluteau. Extra brut non filtrato, affinato in botte di quercia. Concordo con il distributore: certo ancora un po’ scorbutico data la recente sboccatura della bottiglia ma ragazzi, vibrante bollicina dall’impatto veloce, oserei quasi dire astringente. Fuori dal coro. Sicuramente più piacione dei precedenti l’assaggio del Millésime 2015 di Bernard Bijotat, ma tanta, tanta ciccia. Classico uvaggio chardonnay, pinot noir e meunier, dona al naso un intrigante grip e una sostanziosa e intrigante polpa. Non me l’aspettavo. Stando sul genere “classico” ecco Guérin & Fils anche lui del millesimo 2015, anche lui da tradizionale blend dichardonnay, pinot noir e pinot meunier. Devo ammetterlo è lo champagne. Naso pieno, invoglia il sorso e non solo il primo. Perlage intenso e ammagliante, croccante e ricco il sorso. Una cassa per favore. Chiudiamo alla grande con due vecchi millesimi. Il Vintage 2001 di Breton Fils, blanc de blacs da chardonnay in purezza esprime grande classe data dagli oltre 12 anni sur lies. La sboccatura 2020 ci restituisce probabilmente il prodotto al pieno della sua espressività. Mi ha stupito per la tenuta di freschezza, ma sono le complesse fragranze di pasticceria e di frutta matura a farla da padrone. Tanta roba. Infine il Réserve de l’Oénothèque 2002 di Drappier. Eccellenza di questa maison, un pinot noir dall’immenso carattere. Bolla di classe, direi da grande occasione. Bouquet etereo di frutta candita e nocciola tostata. Sorso cremoso di lunga appagante persistenza. Direi che ci siamo. Confermato l’elevato standing della manifestazione. Un ringraziamento va al Presidente Giuseppe Vaccarini e a Marta Perduca Segretaria Nazionale di ASPI. Viva viva la bollicina!! Alla prossima bevuta.
Pinot grigio di immediata beva. Un po’ più grasso delle attese, un po’ meno fresco di quanto ci si aspettasse, rimane comunque facile per una nota di dolce fruttuosità. Più complesso azzeccare il corretto abbinamento: un bel risotto?
Graditissimo ritorno, dopo la forzata pausa pandemica dello scorso anno (nel 2020 si era fatta in extremis) della kermesse dedicata alle eccellenze toscane organizzata da l’AcquaBuona nelle luminose sale dell’Hotel UNA Esperienze Versilia Lido, prestigiosa location affacciata sul lungomare di Camaiore. Non c’è che l’imbarazzo della scelta, presenti gran parte dei grandi rossi che hanno reso celebre la viticultura di questa regione. Ma vuoi non iniziare con una bolla di benvenuto? Chiaramente non sono numerose le spumantizzazioni presenti, meno ancora il metodo classico. Tra gli spumanti assaggiati, ho trovato interessante per intensità, profondità e struttura il Villa Calcinaia, sangiovese in purezza che vanta oltre 40 mesi sui lieviti. E’ ora di una capatina dagli amici Luca e Francesca de La Fralluca dove ritroviamo l’amata verticalità dei vermentini e il polposo viognier. Ottimi anche i rossi, dai sangiovesi al cabernet, passando per lo syrah. Ora un doveroso passaggio da Tenuta San Guido, dato l’orario mattutino ancora non presa d’assalto. Peccato per il Sassicaia che, presentato dell’annata 2019, si è palesato ben lontano dalle emozionanti evoluzioni a cui ci ha abituati. Le Difese 2020 si è invece dimostrato già quasi pronto alla beva. Stesso discorso per Le Pergole Torte di Montevertine, anche questo 2019 comunque già in grado di trasmettere piacevoli sentori. Ora qualche Brunello: cominciamo con Col D’Orcia, il Vigna Nastagio 2016 e il Riserva Poggio al Vento 2015, confermano i positivi ricordi che avevo dalle precedenti edizioni. Davvero notevoli. Passiamo a Le Chiuse, il 2017 è un ottimo preludio alla riserva Diecianni 2012, devo dire favoloso. Chiudiamo gli assaggi delle perle di Montalcino con Il Marroneto che, sia nella versione classica che nella selezione Madonna delle Grazie, entrambi annata 2017, mostrano tutto il carattere del produttore e una potenzialità evolutiva esplosiva. Molto apprezzati anche i Brunelli di Lisini e Le Ragnaie. Ora a zonzo con vari assaggi. Da Contucci il cui Palazzo Contucci e la Riserva, entrambe in versione 2016, esprimono al meglio le eleganti doti del Nobile di Montepulciano. Ecco poi Fabio Motta che con Le Gonnare 2019, ci regala la quintessenza del merlot di Bolgheri. Non poteva certo mancare un assaggio di Chianti Classico, La Riserva Ducale 2017 di Ruffino merita per la bella espressione di questa gran selezione. Rimanendo in tema di sangiovese passiamo da Michele Satta, il suo Cavaliere ne è come sempre una strepitosa versione. Merita una menzione anche il GiovinRe eccellente espressione di viognier. Incontriamo ora La Massa e subito all’Editore balza il ricordo di un nostro spiedo!! Guidati da Riccardo, giovane collaboratore della cantina, assaggiamo tutta la batteria fino al Giorgio Primo passando per Carla. Stupendi non c’è che dire. L’ora è tarda, chiudiamo in bellezza con una fresca nota di vermentino dei colli di Luni di Terenzuola. Ivan ci accompagna in questo favoloso percorso che si chiude con l’assaggio de La Merla, canaiolo nero già da tempo mia passione.
Non resta che confermare il plauso fatto dall’Editore all’organizzazione di questa favolosa manifestazione. Attendiamo il 22-23 maggio, ci si ritrova di nuovo qui per Vini d’Autore Terre d’Italia sempre organizzato da l’AcquaBuona. Non vediamo l’ora!
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