No! Non è possibile… che peccato!

Lungi da me cercare di stravolgere la classifica di D.T. di qualche settimana fa… Sono assolutamente un appassionato del Brunello Tenuta “Greppo”; lo considero, da sempre, una summa teologica… Non sono mai rimasto deluso, ma questa volta… bottiglia sbagliata! Una riduzione coriacea, insuperabile, che di sicuro non da il giusto merito ad un monumento, ma che in realtà non si è mai sciolta, rendendo il divin liquido piatto, anzi in realtà piattissimo.

d.c.

Bredasole. Saten. Franciacorta.

Molto semplice, pulito, mai impegnativo, ma capace di accompagnare, svolgendo ruolo da protagonista, una fettina di Parma, un Grana non stagionato, un pesce da “padella”. Bella acidità fusa ad una cremosa morbidezza. Vuoi vedere che invecchiando, comincio a diventare un satèn lover?

d.c.

Essence Saten. Antica Fratta. Franciacorta.

Bell’esempio di pura essenza franciacortina. Un Satèn di grandissima eleganza, molto raffinato, forse persino sofisticato. Lo Chardonnay si è trasformato in frutti tropicali dolci: c’è si l’attesa banana, ma anche tracce di passion fruit fuse con note di melone. Solo alla fine il naso si accorge che spuntano le nocciole. Impianto complesso, forse di non immediato abbinamento.

d.c.

Silene 2017. Damiano Ciolli. Olevano Romano doc.

Chissà quanti dei miei amici (anche quelli più freschi di studi) conoscono la denominazione Olevano Romano? Di sicuro qualcuno di più avrà bevuto il Cesanese, qui d’Affile, antica uva laziale. Basterebbe girare di più e non stigmatizzare i nostri gusti sulle solite bottiglie provenienti dalle solite zone. Si perché nella sua semplicità il vino è una piccola perla: equilibrio strabiliante nonostante un volume alcolico decisamente impegnativo; anzi, quasi quasi spuntano le durezze… il naso è attratto da erbe di campo, violette ed una prugna ancora non perfettamente matura. È mirabile la sottigliezza al palato, di affascinante eleganza, che si trasforma in una scia prolungata di persistenza. Andate in giro, ragazzi, andate in giro e studiate…

d.c.

Barbaresco 2000. Vigna Loreto. Rocca Albino.

Ha impiegato più di due giorni ad aprirsi ed a raccontare quanto veniva celato dall’opaco vetro dell’albeisa. All’inizio molto limitato dalle stringhe della riduzione quasi ventennale: colore assolutamente integro, minimamente granata, ma profumi timidi alla libertà nonostante un’ apertura anticipata di quasi 5 ore. In bocca ancora composto sulle durezze, ma molto sottile, delicato, persino troppo nobile… Il grande formato ci ha permesso di poterne portare una buona quota alla giornata successiva: migliorato nell’espressione odorosa, ma non ancora vicino alle attese riposte. Incredibile invece l’esplosione avvenuta per l’ultimo terzo della bottiglia via via sempre più scolma nel terzo giorno dall’apertura: ecco l’inebriamento da viole, anche leggermente appassite, la terra, il fungo, una lontana prugna disidratata, la carruba. Miracolo… all’ultimo tramonto…

d.c.

Alfred Tritant. Champagne Grand Cru 2004.

Mirabile Carte d’Or di Bouzy ( anche se nel 2004 il produttore non ricorreva ancora alla “menzione”…). Nonostante gli anni è apparso in una fredda notte d’inverno come una magia. Perfetto in ogni suo aspetto; nessuna nota ossidativa; impressionante per tenuta delle componenti acide e sapide e per una persistenza non facilmente rintracciabile altrove, sfumando sul palato dopo tanti secondi con un ricordo dolce di carruba e caramello. Piccolo capolavoro.

d.c.

Miscellanea VI

Quanto calore… persino troppo calore nel sorso del Balenc di Cantorie. La struttura è tutta costruita sull’importante volume alcolico e sulla morbidezza di polialcoli e glicerolo che intinge le pareti del bicchiere. Gli aromi e profumi di frutta sotto spirito sono coerenti con l’impostazione generale. Vino probabilmente ancora giovane, chissà se con il tempo affioreranno le durezze?

d.c.

Miscellanea V

Con lo spiedo probabilmente sono abbinabili (o consigliabili) anche piccole dosi di “stura lavandino”. Beh lungi dal voler paragonare il vino ritratto a soluzioni muriatiche, ma è riuscito senz’altro a sostenere e risolvere l’ingombro da overdose del celebre monumento bresciano.

d.c.

Miscellanea IV

Sbagliare è umano, ma perseverare… No! Non abbiamo sbagliato con il vino, ma con la nuova supermerenda… 2 Magnum ( due…) sempre VSQ questa volta Extra Brut Ciàpèl. Pur non dovendo “digerire” tecnicamente nessuna liqueur il vino dalla sboccatura 2017 (qui colpevolmente non ritratto) ha mostrato una marcia in più rispetto al fratello degorgiato un anno dopo: una maturità più suadente, un’armonia più composta, nonostante un registro d’importazione tutto sommato speculare. Sono comunque ancora in attesa che qualcuno mi racconti le differenze sul tema : Franciacorta o non Franciacorta? Sicuramente non Franciacorta, ma…

d.c.

Coinvolgenti degustazioni in quel di Piacenza

Non è mia abitudine fare della pubblicità, ma, questa volta, vorrei spendere un encomio per l’iniziativa perseguita da un’attività piacentina dedicata a divulgare il culto del vino, a farlo conoscere nelle sue tipologie e sfaccettature.
È nella cornice della piccola e selezionata enoteca ricavata all’interno del Biovivo di Piacenza che i proprietari del locale, guidati da Massimiliano Bruschi (non certo neofita del mondo del vino), organizzano frequenti degustazioni gratuite, volte al confronto e al paragone, alla diffusione della cultura enologica.
Ricordo ad esempio whisky vs rum, rossi toscani, vini bianchi d’autore, tour della Francia, i Baroli, il Riesling tedesco, la Loira e poi tanti, tanti appuntamenti alla scoperta delle bollicine italiane e francesi.
Questa volta l’occasione è stata “Il Piemonte” alla presenza dei produttori , come spesso accade in queste degustazioni. Erano infatti presenti Paolo Stella, Marcella Bianco (Castello di Verduno) e Stefano Conterno.
Così apriamo le danze con un metodo classico Erpacrife dosaggio zero 2013, dato dal sapiente assemblaggio degli autoctoni erbaluce, cortese, timorasso e moscato bianco; avremo poi l’opportunità di spaziare tra le tipicità vinaiole piemontesi nelle loro diverse, variegate espressioni.
Nell’ordine assaggiamo il Basadone 2017 del Castello di Verduno vitigno pelaverga dai sentori di fragrante frutta, poi Stravisan 2017 di Stella che esprime tutte le caratteristiche tipiche del barbera, passiamo al Nebbiolo Baluma 2017 di Diego Conterno che esalta l’eleganza di questo vitigno.
Ottimo inizio, bocca pronta per le evoluzioni e allora: Barolo 2014 di Conterno dalla complessa struttura olfattiva con prugna e amarena matura in cui si fanno spazio sentori speziati. Intenso e avvolgente. Poi Rabajà – Bas 2015 del Castello di Verduno dalle zone più vocate al Barbaresco, rubino dai morbidi sentori floreali, piccoli frutti rossi, ricordi balsamici e minerali. Caldo, già di elegante morbidezza. Due vini eccezionali.
Chiudiamo in bellezza, di potenza con Il Maestro 2016 di Stella, barbera superiore dagli oltre 15 gradi. Rosso profondo, importante, sentori di sotto spirito, more e prugne poi confettura di fichi. Sorso incredibile di appagante persistenza.
Bella degustazione. Un plauso ai produttori e un ringraziamento agli organizzatori: continuate così! Attendiamo ansiosi i prossimi appuntamenti.

R.R.