PROPOSTA VINI 4 OTTOBRE 2021 – DEGUSTIAMO INSIEME – PIACENZA CASTELLO DI RIVALTA

Ci immergiamo negli incantati vicoli di Rivalta di Gazzola in provincia di Piacenza.
Sono il chiosco e le sale del Castello, nel cuore dello storico borgo, a fare da cornice a “Degustiamo Insieme” evento organizzato da Proposta Vini quale simbolo di ripartenza del mercato.
Iniziamo con un giro di perlustrazione salutando i produttori e scambiando qualche opinione con Samir Fornari agente di zona e nostra “vecchia conoscenza”.
In realtà, nel frattempo, qualche interessante assaggio lo abbiamo fatto ma consideriamola una “anteprima”, come oggi si usa nel palinsesto televisivo, in attesa dell’arrivo del nostro Editore e signora.
Una volta riunito il gruppo ci immergiamo finalmente nella degustazione, partiamo dalle bollicine di Encry. Prodotto a Le Mesnil-sur-Oger villaggio Grand Cru dall’italianissimo Enrico Baldin, da 22 anni dedito alla produzione di questo champagne da cui prende nome: Enry nel cui centro è stata inserita la “c” omaggio allo champagne (anche se poi Enrico nel corso degli assaggi ci fornisce altre chiavi di lettura, ma avremo modo di approfondire magari facendo una capatina da lui in Francia). Brut, Dosage Zero, Grand Rosé e Millésime 2014 e 2013, non bevuti rigorosamente in quest’ordine, tutti Blanc de Blancs (ad eccezione ovviamente del rosé) e Grand Cru, tutti bellissimi. In particolare, mi ha colpito per la croccante freschezza del Nature dall’attraente etichetta.
Dopo qualche prelibato boccone di salmone delle Isole Faer Oer, proposto dall’azienda Upstream di Parma ospite dell’evento, ci avviciniamo al “tavolo proposta” dov’è presente un’ampia selezione del Catalogo Proposta Vini.
Assaggiamo il Brut e il Blanc de Noirs di Georges Vesselle. L’Editore mi fa notare la differenza del “timbro” di ciò che abbiamo nel bicchiere rispetto a quanto bevuto prima dall’espressione più tradizionale. Forse questione di terroir? Sorseggiamo allora le bolle di Virginie T. nella versione Brut e Brut Nature Millésimé 2009. Mademoiselle Tattinger, da tempo staccatasi dal blasone di famiglia, ci riporta a sentori più classici dello stile champagne.
Le preposte davanti a noi sono numerose e interessantissime, solo per citarne alcune ci sono le bolle di Monfort, Baldessari, Pelz, Sergio Mottura (in realtà da me assaggiati nell’anteprima sopra citata) e tante tante altre. Ma il tempo è davvero poco e preferiamo dedicarlo ai produttori presenti all’evento. Allora come ultima bollicina dal “tavolo proposta”, optiamo per d’Araprì, il bombino spumantizzato regge alla grande le strutture dei “parenti” francesi.
Concludiamo con qualche assaggio di bianchi “esotici”, dopo un Robola da Cephalonia sono Candidaterra da Ventotene e Hibiscus da Ustica a regalarci sorsi di emozionante sapidità.
Dopo un breve consulto decidiamo di proseguire ancora con le bollicine, leitmotiv sempre molto gradito. Avanti con un assaggio di Erpacrife, etichetta nata dall’unione di 4 “figli d’arte” (ER Erik Dogliotti – PA Paolo Stella – CRI Cristian Calatroni – FE Federico Scarzello). E’ Paolo Stella a guidarci nell’assaggio del bianco, blend di cortese, erbaluce, timorasso e moscato e dell’amatissimo rosato 100% nebbiolo, rifermentato in bottiglia, dall’inconfondibile fragrante eleganza.
Ecco giusto davanti a noi Calatroni, dopo qualche convenevole scambiato con Stefano su incontri passati, ci tuffiamo nelle bollicine dell’Oltrepò. Super il Rosé Extra Brut meritatamente premiato, anche quest’anno, coi tre bicchieri Gambero Rosso. Ci separiamo momentaneamente, l’Editore da “buon franciacortino” non resiste al richiamo delle bollicine di La Valle, da me già assaporate ad inizio pomeriggio, notevole l’Extra Brut 2011.
Io, nel frattempo, decido di assaggiare qualche sorso di rosso prima del termine della manifestazione. Partiamo con Balgera da cui nasce un interessante paragone sui i due Valgella in degustazione così diversi per l’esposizione dei vitigni, poi la Riserva 2005 e lo Sforzato 2002 ci regalano emozionanti complessità. Proseguiamo con Diego Conterno, il cui figli Stefano ci fa provare il Nebbiolo 2020 dalla squisita beva e il Barolo 2017, ottima annata su cui conveniamo nelle potenzialità evolutive. Qui in proposta anche il Castello di Verduno con un intrigante Barbaresco annata 2017. Intanto Paolo ha stappato una bottiglia di Maestro Barbera Superiore di Stella dall’importante gradazione di cui riscontriamo nel bicchiere le profondità gustative.
E’ giunta l’ora della chiusura, ci resta solo il tempo per un assaggio dei tre Baroli di Virna tutti annata 2016, in cui si colgono le innumerevoli sfumature di questo splendido vitigno, must dell’enologia italiana.
Chiudiamo al volo con il Roero di Pinsoglio altra piacevole sfumatura di nebbiolo.
Chiedo venia agli altri produttori presenti, visitati e non, purtroppo il tempo a disposizione è giunto alla fine, ma ci sarà modo di incontrarli prossimamente magari in occasione della presentazione del Catalogo 2022.
Un ringraziamento a tutti i presenti e un plauso a Federica Schir per aver organizzato questo splendido evento.

R.R.

MARISA CUOMO – FURORE ALLO STATO PURO

Ardua e tortuosa è la via che nel cuore della Divina Costiera, tra Amalfi e Positano, sale a Furore. Qui ha sede la storica cantina Gran Furor, dono di nozze di Andrea Ferraioli a Marisa Cuomo da cui ora prende il nome. Siamo a circa 550 metri slm e a soli due chilometri in linea d’aria dal mare che fa da splendida cornice a questo luogo incantato. Due chilometri di strapiombo su cui sono aggrappati i vecchi vigneti, è emozionante attraversarli ammirando il panorama mozzafiato.
L’ufficio vendite è un minuscolo locale, entrando in cantina si respira “ancora” un’atmosfera artigianale, il silenzio della bottaia totalmente scavata nella roccia ci fa immerge in un’altra dimensione. Tutto davvero bello, torneremo presto per vedere la nuova cantina in costruzione e per fare la passeggiata lungo il sentiero dei restanti vigneti a picco sul mare.
Del vino di Marisa Cuomo che dire…. l’eroico Fiorduva, l’ho sempre affermato e continuerò a farlo, è tra i migliori bianchi mai bevuti, annata dopo annata. Frutto dell’unicità del posto certo, ma non di meno della fatica e della dedizione. Avanti così!!

R.R.

Réserve. H. Billiot & Fils. Champagne

E mi direte che vado sempre a cascare ad Ambonnay … si! Effettivamente sono noioso, ma convinto che da quella conca appena a nord della Marna, arrivino solo vini straordinari. Ora… questo Riserva non verrà ricordata come il miglior Champagne dell’anno… e neanche del mese… ma nella sua semplicità era perfetto, lineare, un dardo scagliato al centro dell’obiettivo: piacevolmente evaporato!

d.c.

AMINEO I.G.P. CODA DI VOLPE 2020 – CANTINA DEL TABURNO

Davvero una bella sorpresa questa beneventina Caudas Vulpium Imitata. Ancor più se assaggiata in Alto Adige. Certo se aggirandosi per il centro storico della splendida Brunico, ci si ritrova in un tipico locale pugliese dove la pizza di grano arso la fa da padrona, tutto puo’ succedere. Complimenti ai giovani entusiasti proprietari del “Der Keller” che ben hanno saputo integrarsi nella cittadina tirolese affiancando l’ottima locale Forst ai prodotti e al mare del sud. Grazie anche per averci fatto riscoprire i vini della Cantina del Taburno. Ottimo il Greco di Tufo ma è stata la Coda di Volpe a folgorarmi. Dal colore paglierino scarico, esala sentori ben definiti di pesca bianca e litchi. Il sorso stupisce per l’affilata precisione dal taglio contemporaneo, dato dall’acciaio inox, che sboccia in ricordi di frutta tropicale matura. Non si finisce mai di scoprire……

R.R.

J. Pérard. Brut. Champagne

Ed eccoci nella conca di Ambonnay, dove lo sguardo si perde attraverso gli orizzonti addomesticati nei sesti d’impianto. Cresciuto inseguendo il mito del Clos d’Ambonnay, tutti i vini che arrivano da quelle parcelle mi appaiono speciali… ma sappiamo tutti che non è così! Però suggestione, oppure no, anche questo “semplice” Brut fa la sua bella figura, con profumi polposi ed una ricca bocca grassa e piena che invita al nuovo sorso.

d.c.

El Coston Riserva 2015. Filippini . Amarone della Valpolicella Classico

Oramai lo sapete che, al di là della normativa, non posso pensare di chiamare Amarone un vino che ha poco più di 5 anni. Ma certo, so perfettamente che le cantine non possono permettersi di costruire un mercato su vendemmie passate da un po’, ma abituato a bere straordinari anni 2000 (per la precisione 2001 e 2004), ancora perfettamente integri anni 90 (che cosa è il ‘97?), approcciarmi ad un vino così giovane mi mantiene sempre un po’ sul prevenuto. Ed infatti il vino è molto immaturo, privo di note terziarie, di forte freschezza che bilancia con vigoria un calore alcolico imponente, e non immediatamente digeribile. Al naso qualche nota un po’ rustica e di non sublime eleganza. Ma il vino è forte e robusto ed evolverà sicuramente. Da ritrovare tra un paio di lustri.

d.c.