Riserva o non riserva?

imageMa che fine hanno fatto le “Riserve” in Franciacorta? Attendendo dì trovarne una sul mio cammino oggi mi sono dedicato ad una riserva in pectore ossia un millesimo di Ronco Calino del 2009: prodotto da uve 65% chardonnay e 35% Pinot nero  coltivate nel bellissimo anfiteatro morenico vicino alla cantina di Cazzago San Martino. La bottiglia affrontata viene segnalata nel lotto di sboccatura settembre 2015. Semplicemente “bello”: in tutte le sue caratteristiche. Giallo paglierino già con riflessi dorati, perlato da infinite effervescenze finissime. Olfatto di suprema eleganza, di ispirazione fin troppo champagneggiante (…). Eleganza che si ritrova al palato accompagnata da una persistenza notevole tutta giocata tra una freschezza tagliente ed un frutto giallo ed agrumato. Oggi perfetto, ma forse riuscirà a superare facilmente ancora qualche anno in cantina. Interessante il fatto che il cantiniere di Ronco Calino annunci un 2010 ancora più interessante.

In attesa che i miei compari mi raccontino Vinitaly 2016…

É da tempo che sostengo la via del “non dosato” o come direbbero i maestri francesi “nature” per i nostri Franciacorta, tanto da averne riempito con qualche decina di bottiglie la mia cantina. E proprio nell’assenza di liqueur vado a ricercare tirage più datati, convinto che qualche anno in bottiglia aiuti all’espressione di massima qualità, qualora presente, ed alla massima rappresentazione del frutto, troppo spesso coperto dalle tendenze acidule molto di moda anche oltralpe e molto invasive in vicinanza della sboccatura.

Da tempo accatastata e nascosta tra simili,  ieri mi è ricomparso questo Dosaggio zero, millesimo 2009 con sboccatura luglio 2013 da sole uve chardonnay. Prodotto dalla cantina Le Quattro Terre.  Elegante nei profumi, corretto e pulito al palato, ammorbidito da un frutto maturo a polpa gialla. Tagliente, ma al punto giusto.  Bottiglia finita in pochi minuti nonostante i bicchieri da riempire fossero solo tre.image

Mjère 2014

Caldo e carico di rosso fuoco come solo un tramonto salentino sa essere. Vendemmia, la 2014, particolarmente generosa di calore alcolico e di un fresco frutto rosso che riempe il palato e che inneggia ad un altro calice.

Non so cosa mi abbia spinto in pieno inverno ad aprire una bottiglia, una di quelle che rubo costantemente dalla cantina di Paolone, tipicamente estiva: sì perchè proprio in una calda estate salentina di una decina di anni fa è nato il mio amore per questa cantina pugliese (Michele Calò e figli); assaggiato quasi per sbaglio presso il ristorante Angolo Blu di Gallipoli, fu colpo di fulmine! Ridegustato qualche giorno dopo (credo che si trattasse della vendemmia 2005) a Santa Maria di Leuca (una foto nei miei ricordi immortala gamberoni crudi, bottiglia nel ghiaccio e 4 piedi direttamente nel mare più bello del mondo…) non poteva non far schioccare l’immortale scintilla.

90% Negroamaro 10% di Malvasia Nera Leccese, Indicazione Geografica Protetta. Da quella qui raccontata ho avuto la fortuna di degustare altre 5 vendemmie: nessuna come quella del 2014 mi ha dato  però l’impressione di tanto calore e frutto, pur su una apprezzabile struttura di acidità. Vendemmia particolare o cambio del progetto commerciale dei rosati salentini? La vendemmia 2015 ci darà la risposta! Paolone per quando hai prenotato le ferie?20160306_162235