Chissà da dove arriva questa Turbiana?

Che sia Turbiana in purezza non credo proprio che vi siano dubbi. Forse però è una Turbiana cresciuta su suoli diversi da quelli della zona “classica”: il mio dubbio nasce dal fatto che la Cantina è sita in Moniga del Garda (nel cuore della Valtenesi) dove i terreni sono sostanzialmente diversi da quelli della zona Sud Benaco (effettivamente limacciosi come indicato nella retroetichetta) ed io ribadisco che questo Lugana è un po’ diverso. Non dico non piacevole… solo diverso! O forse non ci capisco proprio niente e quella quota minoritaria di passaggio in legno piccolo nella fase di fermentazione mi confonde un po’ le idee. Il colore comincia a caricare verso l’oro (scarico). I profumi sono molto fruttati: sanno di mela Golden già in fase di maturazione avanzata e veramente di pera Williams, acidula e dolce. In bocca la struttura non impressiona, ma il vino appare piacevolmente leggero, forse un pochino cedente alle morbidezze di un volume alcolico piuttosto impegnativo. Per goderne l’intrinseca dolcezza degli aromi (non credo proprio degli zuccheri) appare necessario “forzare” un poco la temperatura di servizio, che deve guadagnare qualche grado in più rispetto all’uscita dal secchiello del ghiaccio. Però, vi assicuro, è diverso… leggermente diverso…

d.c.

CCLXVII

Come sarebbe la vita senza Champagne.

Lo so… lo so… tipica affermazione (anche ai limiti dell’etica) di un winesnob come me! Ma molto spesso lo Champagne è un insostituibile cerotto per i mali d’umore.

Dimorava nella mia cantina da almeno 7 o 8 anni, proveniente direttamente da una missione a Bouzy. Colora il bicchiere di un giallo carico, già promettente oro, reso vivace da microscopici filari di bollicine. I profumi, per quanto solo sussurrati, evocano il miracolo: prima lime e pepe rosa, per poi dare spazio ad un miele di castagno, segno che l’ossidazione ha cominciato ad insinuarsi nelle virtù, per poi far nuovamente affiorare una prugna disidratata. In bocca scende citrino, ma subito lascia il passo ad una dolce cremosità, suadente e lunghissima. Chiusura su percezioni sapide.

d.c.

CCLVI

BOTTIGLIE APERTE 2018

“Il Vino tra Innovazione e Design in scena a Milano”

Oltre 900 referenze da tutta Italia, speciali masterclass guidate dai più grandi esperti del settore, focus dedicato allo Champagne, questo e molto altro al Superstudio Più

 Cresce del 40% la superficie espositiva, aumenta il numero dei produttori – dalle start up ai colossi del settore – triplicato il numero di Horeca già iscritti

Milano, 19 Settembre 2018_ Il 7 e l’8 Ottobre a Milano va in scena la settima edizione di Bottiglie Aperte, evento di apertura e unico vero appuntamento per gli operatori di settore della Milano Wine Week, che debutta quest’anno con la sua prima edizione. Riflettori puntati sull’Italia del Vino che dà appuntamento nella capitale economica, vetrina esclusiva non solo per Moda e Design.

Bottiglie Aperte, la speciale e ormai “storica” kermesse, – prodotta e organizzata da ABS Wine&Spirits, Gruppo Aliante Business Solution, e diretta da Federico Gordini ideatore del format della manifestazione – approda al Superstudio Più, cuore pulsante della città e prestigiosa location in Via Tortona, dove si attendono migliaia di operatori del settore Horeca e tutti gli appassionati e i wine lovers più esigenti.

Questa settima edizione di Bottiglie Aperte rappresenta un punto di svolta e di crescita”, racconta Federico Gordini che continua :“Il progetto nato nel 2012 si è confermato, anno dopo anno, appuntamento imprescindibile per il settore ma anche per il grande pubblico affascinato dalla cultura del Vino.” Un anno strategico: “Dalla prima edizione ne sono successe di cose, la costanza nell’investire sulla qualità delle Aziende e degli esperti coinvolti nella manifestazione ci ha premiato e penso che per Bottiglie Aperte questo sia solo l’inizio di un percorso importante”, conclude Gordini.

Si tratta dell’apertura ufficiali dei “lavori” della tanto attesa Milano Wine Week e tra le novità 2018 segnaliamo: la scelta del Superstudio Più di via Tortona come location – con una superficie espositiva di circa 2500 mq che cresce del 40%, rispetto alla passata edizione e che si sviluppa su un unico piano -; un allestimento di design dal respiro internazionale; numeri triplicati e contenuti arricchiti.

Il pubblico potrà degustare oltre 900 etichette proposte da più di 200 piccole e grandi realtà della produzione vinicola del nostro Paese. Tutte le Regioni presenti, Isole comprese: Marche, Veneto, Piemonte e Toscana fanno da capofila, la Lombardia gioca in casa ma non mancano anche tutte le altre, dal Trentino alla Sicilia hanno risposto con entusiasmo con un aumento del 70% degli espositori rispetto alla prima edizione. Numeri in crescita anche per gli operatori iscritti che triplicano sottolineando il ruolo strategico della manifestazione per un settore che ad ottobre si siede a fare gli ordini per la carta dei vini dei ristoranti.

Il nostro Paese vede nascere tante idee brillanti che si spengono ancor prima di essere realizzate, l’investimento nelle start up è ancora a dei livelli minimi, Bottiglie Aperte è un esempio di idea vincente in cui Aliante Business Solution ed il Gruppo Aliante tutto hanno creduto”, spiega Fabio Dossena Managing Partner dell’Azienda e aggiunge su cosa si è voluto puntare per alzare il livello della manifestazione. “Il settore del vino, quello del design e dell’innovazione possono viaggiare di pari passo soprattutto in una piazza come quella di Milano. Mercato nel quale il business è proiettato al futuro, la competizione è elevata e ogni giorno vi sono decine di eventi. Per questo motivo occorre distinguersi in qualità ed eccellenza offrendo delle esperienze che sposino il target di riferimento, esattamente come il vino pregiato che offrono i nostri clienti a Bottiglie Aperte.”

VINO e INNOVAZIONE in un fitto programma in divenire

Tante masterclass, suddivise nelle due giornate, guidate da una squadra di esperti senza precedenti negli eventi di settore come Daniele Cernilli – ideatore e direttore di DoctorWine -, Luciano Ferraro – caporedattore centrale de Il Corriere della Sera-, Andrea Grignaffini – direttore di Spirito Divino e Matteo Pessina – degustatore ALMA. Un approfondimento con masterclass speciali dedicate allo Champagne che quest’anno è tra i protagonisti dell’evento. Il ricavato delle masterclass di Bottiglie Aperte sarà destinato, come di consueto, a un ente benefico e la scelta è ricaduta quest’anno su Pane Quotidiano che da sempre è impegnato su di un fronte molto critico con la volontà di richiamare l’attenzione del pubblico sui consumi intelligenti e sul contenimento degli sprechi.

Previste aree dedicate ai distributori e “isole” pensate per Consorzi e Gruppi del settore – dalle Donne del Vino fino ai Vini Naturali– , oltre che un esclusivo spazio Food in cui il pubblico potrà trascorrere una piacevole pausa culinaria di fronte allo show-cooking ininterrotto della brigata dello Chef stellato Paolo Cappuccio. Non solo Vino ma Bottiglie Aperte aggancia anche il mondo degli Spirits, strizzando l’occhio alla movida milanese!

Anche quest’anno sarà presente il Bando per le start up innovative, promosso e sostenuto proprio da ABS Investment, veicolo di investimento di Aliante Business Solution. Verrà premiata la start-up maggiormente innovativa del mondo vitivinicolo made in Italy e l’idea vincente – valutata da una Commissione Scientifica – riceverà come premio il sostegno gratuito di un anno di consulenza per far crescere il proprio progetto. Le iscrizioni sono ancora aperte!

Il ruolo delle start up innovative nel mondo del vino” sarà anche l’oggetto del Convegno guidato da Aldo Bolognini – Milano Finanza – con l’intervento di Fabio Dossena – Aliante Business Solution -, Stefano Bettinelli e il Prof. Roberto Moro Visconti – Università Cattolica del Sacro Cuore -.

Per il quarto anno consecutivo ritornano, per chiudere in bellezza, gli Award di Bottiglie Aperte.
I Wine List Award saranno assegnati ai locali con la migliore carta dei vini, soffermandosi su cinque aspetti caratterizzanti: la presentazione, ovvero la leggibilità della carta e l’estetica dei caratteri; la qualità assoluta dei vini e della cantina; la profondità della carta, analizzando la presenza di annate storiche e di verticali complete; i prezzi e l’originalità della lista, stabilita dalla presenza di etichette sorprendenti e scelte uniche. Mentre i Wine Style Award si premiano gli sforzi di comunicazione e marketing dei produttori che sanno di rivolgersi ad un pubblico sempre più attento ed esigente. I vincitori vengono selezionati da una giuria presieduta da Federico Gordini e composta da giornalisti provenienti da settori “apparentemente” molto diversi da quello dell’agroalimentare – parliamo di design, moda e lifestyle – e da docenti di master legati alla comunicazione del food&beverage.

Quattro le declinazioni dei Wine Style Award: per la Miglior Presenza Fieristica, per la Miglior Comunicazione Social, per il Miglior Sito Web e, infine, per il Miglior Packaging.
Le premiazioni avverranno nella giornata di lunedì 8 ottobre.

 IL DESIGN COME VALORE AGGIUNTO

 Lo studio di architettura internazionale AquiliAlberg Architets inizia quest’anno la collaborazione con Bottiglie Aperte, progettando un allestimento dinamico che prende ispirazione dal linguaggio delle botti utilizzate per l’invecchiamento del vino. Il legno è il materiale guida di tutto il progetto che è suddiviso in diverse aree tematiche. All’ingresso il visitatore viene catapultato subito nel concept-installazione: nella stanza Gallery sono accolte le aziende vinicole suddivise per regioni. Ecco allora che elementi lineari ripetuti, ruotando, caratterizzano il soffitto, simulando le forme vagamente cilindriche delle botti. Una struttura aerea in legno che, con il suo ritmo e la sua fluidità, traduce in un linguaggio architettonico il DNA delle cantine, abbracciando il passato della tradizione vinicola ma con uno slancio proiettato verso il futuro.

Nella stanza Day Light un susseguirsi di elementi aerei rappresentano la smaterializzazione di una botte immaginaria che, aprendosi, sembra prendere il volo, per poi fermarsi e ruotare metaforicamente su se stessa, individuando precise aree tematiche dedicate al vino. L’alternarsi di spazi pieni e vuoti richiama anche l’orientamento di Bottiglie Aperte verso un maggiore rispetto della sostenibilità ambientale in un nuovo rapporto equilibrato tra l’ambiente ed il costruito. Puntando sulla ripetizione di elementi in movimento ondulatorio, il concept è paragonabile ad una quinta scenica che dialoga in più direzioni in un gioco di luci ed ombre. L’allestimento sarà interamente realizzato dall’esperienza e dalla creatività di F.M. Scenografie.

In questo momento continuano le adesioni da Aziende di tutta Italia e il programma si sta arricchendo di piccoli tasselli, il tutto è ancora in divenire ma l’obiettivo è chiaro e sempre più vicino. “Bottiglie Aperte, che accoglierà il pubblico in un affascinante percorso di degustazione tra le eccellenze del Paese, ha scelto Milano come sua patria perché è una città in continuo fermento e gode di un terreno estremamente fertile per lo sviluppo di grandi momenti di business e di aggregazione attorno al mondo del Vino.”, conclude Gordini.

Vi aspettiamo per alzare insieme il sipario su questa settima edizione!

Bottiglie Aperte – Settima edizione

Domenica 7 e Lunedì 8 Ottobre 
Superstudio Più, via Tortona 27 Milano


Orari: dalle 11 alle 19.30

Ingresso per operatori e stampa gratuito previa registrazione

Ingresso per gli appassionati 40 €, biglietteria online attiva

 

Il programma dettagliato e l’elenco delle Aziende espositrici è in constante aggiornamento e consultabile sul sito web

A cura dell’ufficio stampa:

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LETRARI BRUT RISERVA

Non è certo una novità che il Trentodoc sia da tempo sinonimo di eccellenza, bollicine metodo classico prodotte da storici e appassionati produttori.
In questo panorama si colloca il Brut Riserva di Letrari, cantina della Vallagarina, che spumantizza “sur lies” già dai primi anni 60’. Il millesimo 2010 appare di un paglierino intenso e brillante, occhieggia l’oro nel fine perlage fitto e duraturo, un chiaro invito all’assaggio. Ma è avvicinando il naso al bicchiere che questo “Talento” affascina: i 48 mesi di affinamento in bottiglia si fanno sentire, ne spicca una fragrante croccantezza, sentori di frutta esotica su cui prevale l’ananas e note di pasticceria sullo sfondo. All’assaggio si evince tutta la complessità e la struttura che ci si aspetta da un Trentodoc di razza, una spuma cremosa avvolge la bocca lasciando una lunga persistenza di frutta matura e una leggera sensazione speziata.
Ottimo aperitivo, intenso ed elegante sicuramente indicato anche a tutto pasto.

R.R.

Cosa dicevamo dei Rosé?

… ma soprattutto cosa sta succedendo in Franciacorta? Pare che si stia solo producendo e vendendo Rosé! Tutte (o quasi) le cantine lo presentano come il prodotto di punta: effettivamente la qualità, in questi ultimi anni, è migliorata (e di molto), il mercato è indubbiamente più ricettivo (fin dagli aperitivi), ma la bollicina rosata è, a mio avviso, il vino più difficile da comprendere ed abbinare. Credo però che il modello francese, a cui tutti si ispirano e… copiano, sia ancora troppo lontano.

Forse avevamo già trattato il profilo di questo vino qualche decina di articoli orsono (ora cominciano ad essere troppi per controllare…), ma vale la pena percorrere la moda. Bellissimo nel bicchiere, colorato di rame e buccia di cipolla, mosso da uno sciame effervescente minuscolo ed infinito. Olfatto fine, di sussurrata intensità, di limitata complessità solo di piccoli frutti rossi. Di grande piacevolezza invece al palato, con una struttura tutta costruita sulle note dure della freschezza, anche se poi un po’ rapido nello scappare via. Di sorprendente “sottigliezza”, a tal punto che, qualora degustato alla cieca, credo possa facilmente essere confuso con un Blanc de Noir.

Rosi delle Margherite, Brut Rosé. Cantorie.

d.c.

CCLXII

Non è tutto indimenticabile…

“Nel grande disegno delle cose, anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale” queste non sono solo le parole di Monsieur Ego nel monumentale “Ratatouille” ma di fatto rappresenta la filosofia di questo blog che cerca di raccontare incontri, per quanto non sempre felici, ma mai di criticarli.

E così non ricorderemo a lungo il Rosé 28.9 di Nettare dei Santi, cantina in San Colombano al Lambro. Colore di una intensità strabiliante, molto luminoso e molto arancione, segno di una prolungata permanenza sulle bucce, da cui sono stati estratti non solo gli iniziali profumi di fragole, ma anche note di vinosità un po’ cupe e non “pulitissime”. Anche al palato la vinosità è prevalente, con la preoccupazione di apparire acido, pur in un contesto di struttura debole che non richiederebbe tanta durezza. Il cupo percepito al naso si trasforma in amaro una volta bevuto.

d.c.

CCLXI

Lugana sorprendente.

Sorprendente è ciò che cagiona sorpresa. E questo famoso Lugana mi ha letteralmente sorpreso: l’aromaticità (o la semi-aromaticità) di questa Turbiana è assolutamente… sorprendente! È la riprova che nel mondo del vino l’approccio socratico del sapere di non sapere è regola da incidere nella pietra anche dopo trent’anni di stappature: al primo respiro il pensiero di un Lugana mi era lontano. Ho guardato e riguardato l’etichetta per rintracciare elementi di modernità, ma niente… Turbiana in purezza? Il vino è buono, solare: i profumi di grande intensità spaziano dalla frutta gialla, una pesca a pasta matura, a note agrumate fino a sconfinare ad effluvi erbacei di erbe aromatiche. Di grande equilibrio il palato che alterna alla freschezza di struttura note e pennellate di calore che ricordano i vini delle latitudini del Sud. Bella persistenza che è giocata sulle percezioni della frutta dolce.

d.c.

CCLX

“SUFRAGIO” CHARDONNAY D.O.C. DI STELLA (PIEMONTE)

Ultima, o quasi, grigliata dell’estate. Dopo il giro di bollicine di benvenuto si passa ai bianchi fermi per accompagnare il pesce, ottima occasione per provare il nuovo Chardonnay “Sufragio” 2017 di Stella storico produttore del Monferrato.

Convince subito e all’assetata compagnia di amici è immediatamente scattata l’idea di una mini verticale per paragonarlo all’annata precedente di cui ho prudentemente conservato alcuni esemplari.

Il 2016 appare giallo intenso con un carattere deciso, corposo e un tono di banana inconfondibile, di grande struttura e pienezza che forse, al primo sorso, risulta essere quasi esuberante.

Il 2017 a differenza del suo predecessore mostra riflessi verdognoli e note più fresche con frutta meno matura quasi tropicale, si evince un sentore di ananas e una punta di erbaceo.

Ne spicca la freschezza che lo rende di più facile beva pur conservando una buona struttura, forse più facile come aperitivo se si ama bere un vino dal deciso carattere (entrambi vantano un grado alcolico di 14,5°), ma per accompagnare una grigliata o una zuppa di pesce si consiglia il 2016 anche se all’ultima annata non manca certo la persistenza.

Bella bevuta anche in considerazione dell’ottimo rapporto qualità prezzo.
Non cambia solo l’etichetta di questo interessante Chardonnay.

R.R.

Bonarda frizzante da Rovescala.

Vino antico come si può bere solo oramai sulle colline pavesi (ed emiliane). La porpora effettivamente tinge il bicchiere e satura il senso olfattivo stordendolo con una viola di prato leggermente appassita. Ma l’elemento che più stupisce è l’impressionante equilibrio tra la dolcezza del gusto, una acidità magicamente celata ma necessariamente contrafforte ad un calore alcolico fuori scala ed ugualmente non percepito. Da “versare” senza parsimonia sui salumi di Rovescala e da provare con una fumante scodella di anolini in brodo, conforto autunnale alle prime nebbie.

d.c.

CCLVIII

Rimaniamo lontani da Reims.

L’ho scritto ieri: questi vini sono Champagne, ma la mia idea di Champagne è diversa. Ciò non significa che non siano buoni, bensì solo diversi. La necessità di allargare i confini dalla tradizione porta necessariamente a terreni-climi-fattori umani (ossia a dirla proprio come loro terroir) profondamente differenti. Oggi siamo a Polisy a pochi passi da Celles-sur-Ource di ieri, in compagnia di un Blanc de Blanc molto differente da quello di ieri. Se nel precedente brillava una mirabile gioventù di frutto e di fiori bianchi, qui i registri sono impostati su frutta più matura, con una distinta mela golden già dolce e leggermente sfaldata. Meno intenso nei profumi, meno convincente nella struttura generale, ancora più lontano da Reims…

d.c.

CCLVII