Vigneti del parco 2000. Rosso Conero Doc Riserva. Moncaro.

Credo che pochi vini sappiano cambiare con il loro invecchiamento così tanto come quelli provenienti da uve di Montepulciano: così irruenti ed irsuti in età giovanile, come avvolgenti, sensuali e suadenti in maturità. Siamo un poco più al Nord dalla zona di vocazione e tradizione classica, ossia l’Abruzzo, ma il Rosso Conero di oggi mi ha entusiasmato e commosso. Il colore è integro, giovanile, e non riesce a far datare i quasi vent’anni; così i profumi sono ancora molto fruttati, seppur su note “disidratate”, e solo in coda una nota di pepe e tabacco. Pienissimo, avvolgente al palato in una espressione di equilibrio straordinario, mai aggressivo né nei toni di freschezza o calore. Incredibile la chiusura infinita che lascia la bocca perennemente cioccolatosa.

d.c.

Brut Rosé. Mattia Vezzola Costaripa.

È uno dei miei “classici”. Non sarò certamente io a raccontarvi i vini di Costaripa, alcuni dei quali celeberrimi. Solo che il Brut Rosé è il mio preferito fin dai tempi in cui li frequentavo ( lavorativamente… si risale alla notte dei tempi…) e forse questo era il vino meno conosciuto (e più riuscito…). Il mio preferito perché allora come ora è un Rosé diverso (anche da quelli che Mattia Vezzola inventa per Bellavista): qui il frutto del Pinot Nero è più rosso; fragolina di bosco, ribes e lampone prima coinvolgono il naso e poi scombussolano la bocca. È una continua alternanza di acidità e dolcezza (a volte anche con una punta di miele ma non ossadativa) come un metronomo che scandisce il tempo e richiama sistematicamente il nuovo sorso.

d.c.

Extra Brut Camossi. Franciacorta docg.

Meraviglioso! Non ho altre parole o giudizi da aggiungere. Meraviglioso… I profumi sono da “Nature” francese, concentrati sull’essenza del frutto, ancora molto croccante ed un po’ agrumato. Di sorprendente eleganza, con una bollicina minuscola che bombarda le papille, ed una sapidità prudente che affiora e prolunga la piacevolezza a livelli record. E ritornano ventate di buccia di bergamotto e fini erbe aromatiche che magicamente si abbinano alla perfezione alle “crudità” della mia straordinaria amica Fernanda, grande Chef di mare.

d.c.

Friulano 2017. Cantina Produttori Cormons. Collio doc.

Corrosivo e verde. Una versione assolutamente inaspettata di Tocai Friuliano. Nell’attesa di intense pennellate di frutta gialla e desiderando di scorgere la firma del Tocai ossia la chiusura ammandorlata, mi sono trovato di fronte a qualcosa di assolutamente diverso: con ciò comunque non voglio dire di meno piacevole. Il vino è alla vista limpido e verdognolo, ma già al naso è facile scorgere il carattere scorbutico ed aggressivo: molte note vegetali, non solo erbacee, ma anche di julienne di verdura fresca finemente tritata, un po’ di balsamico e solo in fondo in fondo alcune tracce agrumate. Ma in bocca fa male! Preciso tagliente, forse anche troppo. Un po’ deludente in persistenza, così concentrato sulle durezze, rimanendo su note di cetriolo che non riescono mai a divenire di quell’amarognolo tanto amato…

d.c.

Mistero: Millesimato quando?

Il miglior Prosecco d’Italia? Proprio non lo so, visto che da buon Winesnob, di Prosecco ne bevo molto poco… 92 punti di Luca Maroni? Ma io non li concedo neanche ai grandi Champagne… Però è proprio buono! Sorprendentemente buono!!! Ci siamo persi in un campo di camomilla, fra cestini di albicocche, e mazzetti di erbe aromatiche: è un’esplosione primaverile. In bocca è divertente: bella freschezza e qualche grammo di zucchero in più lo trasforma nell’accampamento ideale per un inatteso aperitivo domenicale.

L’unico grande dubbio: millesimato, ma di quale vendemmia?

d.c.

SVELATO L’ARCANO!!!!

Tristezza… per favore vai via…

Una giornata triste, una di quelle che iniziano prima dell’alba e sono destinate a terminare a tarda notte, completamente riservate al lavoro. Due colleghi (di quelli speciali) sfiniti ed un’idea brillante…non ci posso credere… qui a Lodi Ronco Calino… qui a Lodi due bottiglie di Brut 2011…

I profumi mi inebriano e commuovono: Chardonnay e Pinot Nero si sono fusi in un abbraccio che rilascia pennellate di albicocca, agrumi, fiori bianchi, banana ed infine anche conturbanti erbe aromatiche. Gli otto anni di riposo non hanno minimamente inciso sulla struttura che compare granitica: acidità e sapidità tagliano la lingua lasciando letteralmente senza parole. La persistenza “francese” non lascia scampo alla distrazione.

Qui a Lodi non ci sono più le due bottiglie di Brut 2011…

d.c.

Lagarder 2012. Benaco Bresciano Riesling IGT. Pratello.

Impressionante la vivacità di questo Riesling, assemblaggio tra italico e renano, a quasi sette anni dalla vendemmia. I profumi sono una condensazione di fiori di biancospino, erbe aromatiche (sarò condizionato ma è vero: ho trovato del rosmarino!) ed una netta percezione minerale, quasi ferruginosa. In bocca è durezza pura: tra acidità e salinità (non è sapido: è molto di più!) la lingua si affatica a elaborare percezioni diverse. Ed io che pensavo che sette anni fossero sufficienti per trovare un po’ di evoluzione…

d.c.

Pinot Nero (vinificato in bianco) 2016. Fratelli Massara. Oltrepò Pavese doc.

È ovvio che gli Winesnobs come lo scrivente raramente si avvicinano ai vini che rappresentano “l’altra faccia della Luna”… Ci riempiamo la bocca con Champagne d’Antan ed introvabili bottiglie di Borgogna, raccontiamo di Brunello e di Franciacorta dimenticati in cantina, ma quando leggiamo “Pinot Nero vinificato in bianco frizzante” facciamo facce come se avessimo ingoiato del catrame caldo! Eppure c’è un mondo che questi vini non solo li consuma ma li ricerca. E quindi il peggior atteggiamento da assumere nel nostro percorso di ricerca è proprio quello del Winesnob, incapace di aprirsi al mondo, a tutto il mondo!

Fondamentalmente corretto, costruito su una dotazione acida importante acuita dall’aggiunta carbonica, non propriamente fine, ma che sinceramente non disturba il palato. I profumi, tenui, sono proprio verdognoli: c’è fieno ed effettivamente una nota di mela verde (non Golden come invocato in retro etichetta, e neanche la banana ho trovato!), magari una lontana sensazione mentolata. In bocca sottile, fugace ma mai amaro e nemmeno scomposto.

Studiate Winesnobs… studiate e ricercate!

d.c.

Riserva del Lupo 2015. Ca’ Lojera. Lugana.

Sono reo confesso! Non potrò mai essere oggettivo con la Riserva del Lupo, perché sono completamente perduto per questo Lugana, appassionatamente innamorato! I profumi raggiungono livelli di complessità rari: dal frutto croccante estivo ad un potpourri di vari agrumi (tra i quali un commovente ricordo di bergamotto) e tanti fiori. Una tale quantità di percezioni da farti rimanere lì con il naso nel bicchiere per minuti e minuti… E poi scende in bocca con una falsa morbidezza, una rotondità agrumata che si trasforma subito e magicamente in freschezza, persino balsamica.

d.c.

Campomasua 2010. Venturini. Amarone della Valpolicella. Classico.

Una netta percezione di affumicatura, tanto singolare quanto piacevole. Sì perché prima della prugna disidratata e della mora di gelso matura arriva un ricordo di fumo, che renderà unica la degustazione. Poi al palato tanta, tanta potenza regalata da un tenore alcolico fuori parametro (e chiaramente impegnativo anche per bevitori costanti…) e da una morbidezza “glicerinosa” che si scioglie e si incolla sulle papille, stordendole.

d.c.