Santa Lucia 2010. Malbec. Mendoza.

E nonostante una struttura da vino “da tutti i giorni” ha saputo superare questi 10 anni dalla vendemmia. Ti inonda con intensità con un profumo di ciliegie sotto spirito e tanto cacao. L’impressione del cacao è talmente viva che al palato ne percepisci la polverosità, indotta anche da una forte presenza di “residuo” non filtrato. Tannino rotondo e piacevole che sostituisce nella trama delle durezze la acidità, questa si affievolita.

d.c.

W LA MENTA, W GLI AMICI E W “LE RANE” 2001 DI LURETTA!

La ricostruzione cronologica degli eventi ha comportato un discreto impegno da parte del clan.

Si presume che il tutto ebbe inizio il 1° novembre 2016 in occasione della consueta degustazione in cantina di “vecchie annate” abbinate a formaggi d’eccellenza italiani e francesi. Pare fu in quella circostanza che assaggiammo per la prima volta l’annata 2001 della malvasia aromatica di Candia “Le Rane”di Luretta. Con certezza possiamo invece affermare che è stato sabato 23 settembre 2017 (WhatsApp ha davvero buona memoria) quando abbiamo dato fondo alla bottiglia procurataci, supponiamo, durante l’evento sopra menzionato.

Ed è da quella serata che con Anto, Karla e Tommy ogni tanto, durante le nostre alcoliche cene spunta la frase: “Ma ti ricordi la menta, ti ricordi che buono!” Ed è così che ricordo dopo ricordo, l’occasione è arrivata. E’ il 21 dicembre 2019 quando torniamo tutti insieme al Castello di Momeliano dove ha sede la cantina. Questa volta la degustazione è bollicine (e non solo) abbinate a Caviale di Calvisano, evento già quel giorno immortalato in diretta su Facebook.

E’ in tale occasione che ci siamo accaparrati ben due bottiglie della nostra annata preferita dai sentori di menta. Credo che in cantina non ne rimangano molte di più!

Quanto abbiamo resistito all’assaggio? Sì sì abbiamo fatto passare le natalizie feste ma poi…. Cosa mangiamo, cosa non mangiamo…. Erborinati? E allora stappiamo “Le Rane”, annata 2001 ovviamente. Ammalia nel calice il topazio brunito, al primo naso esprime una confettura di albicocca mai stucchevole, inseguita da matura frutta esotica. Ma ha riposato quasi un ventennio, merita un po’ di ossigeno. Trascorso qualche minuto mi riavvicino e sono i datteri e i fichi secchi a farla da padrone. Ancora qualche istante e finalmente arrivano gli effluvi di menta accompagnati da lievi sensazioni di eucaliptolo. È giunta l’ora di assaggiarlo che dite?  Notevole la freschezza data da un’acidità che non ha risentito del tempo, sorso ben equilibrato e armonioso che invoglia ad un secondo, poi ad un terzo… Confermato l’ottimo abbinamento agli erborinati. Chapeau. Ripaga il prezzo ben diverso rispetto a quello dell’annata in commercio (grazie amici per il contributo). Bottiglia davvero notevole ma sono convinto che possa riservare ancora qualche sorpresa. Per fortuna il lungimirante Tommy ne conserva ancora una. L’appuntamento è fissato fra 2 anni. Resisteremo? Non credo. W la menta e gli amici!!

R.R.

Ed ecco le prove
Tommy conservala!!

ADANTI – SAGRANTINO MOTEFALCO ARQUATA 2010

Nel 2016, di ritorno dall’Umbria, i miei genitori mi omaggiarono di alcune bottiglie di Sagrantino quale souvenir del loro enogastronomico tour.

Fu una bottiglia di Arquata di Adanti a conquistarmi per potenza e profondità. Ritrovato lo scorso inverno in una degustazione ne ho acquistata una bottiglia dell’annata 2010. Trovato ancora quasi “sbarazzino” nonostante i quasi due lustri di invecchiamento, mi ero ripromesso di lasciarlo riposare. Ma, in un freddo sabato di gennaio, non ho resistito ad aprirlo sedotto da un invitante brasato con polenta in compagnia di amici.

Nel bicchiere lo scuro rubino appare profondo e impenetrabile. Servono un paio di ore perché al naso renda la sua migliore espressione. Poi la complessità esplode: visciole, amarene e prugne a cui seguono spezie orientali, caffè, fiori appassiti e bacche di ginepro con un accenno di fumè. 

Sorso intenso, i 15° si fanno sentire ben supportati da decisa freschezza anche se il tannino, efficace e definito, è forse ancora un po’ troppo affilato. Vino coinvolgente di lunga e convincente persistenza.

Bella crescita rispetto all’assaggio della stessa vendemmia fatto oltre un anno fa, ma non ho dubbi che possa riservare ancora una notevole evoluzione. Per fortuna il mio pusher è ben fornito!

R.R.



Francesco Iacono. Dosaggio Zero. Riserva 2008. Villa Crespia.

Questa è una bottiglia che mi è sempre piaciuta! La cantina ha prodotti e produzioni “alterne” (…), ma il Dosaggio Zero Riserva è proprio un buon Franciacorta. 12 anni di bottiglia di cui 4 dalla sboccatura hanno donato solo un giallo intenso al colore, ma i profumi, intensi, sono di frutta fresca e l’acidità appare ancora violenta con la struttura del vino molto appagante al palato.

d.c.

Rocca Sveva 2005. Amarone della Valpolicella. Cantina di Soave

C’era un tempo (… oramai inizio tutti gli articoli così!), in cui, a casa mia, se un Amarone non aveva almeno vent’anni non era pronto!

E così ho atteso paziente per questo 2005, scommettendo note ancora giovanili. Ed invece sono arrivato appena appena in tempo per incontrare la chiusura dell’arco dell’arcobaleno…

Nonostante un giusto periodo di ossigenazione,  la riduzione ha bloccato fragranze e profumi per alcune ore, per poi concedere solo alcuni accenni di prugna e cacao. In bocca la freschezza è ancora invitante, ma tutto svanisce rapidamente, troppo rapidamente lasciando solo una scia alcolica.

Ma dove si sono nascosti i miei vecchi Amaroni?

d.c.