TERRE D’ITALIA 2022 – VINI D’AUTORE

Torniamo, a pochi mesi dalla stupenda manifestazione di “Terre di Toscana”, all’Hotel UNA Esperienze Versilia sul lungomare di Lido Camaiore dove è ora in scena “Terre d’Italia” altra rassegna vitivinicola, assolutamente da non perdere, firmata L’AcquaBuona. Evento più contenuto rispetto a quello di febbraio, comunque presenti oltre una sessantina di produttori con un bellissimo campionario del vino made in italy, dall’Alto Adige fino alla Sicilia. La partenza non può che essere effervescente. Ce n’è ovviamente per tutti i gusti: Oltrepò, Franciacorta, Alta Langa e metodi classici fuori disciplinare o atti a divenirlo, presentati dai piccoli produttori o dai marchi storici del settore, tutti rigorosamente da provare. Iniziamo da un sangiovese di Greve in Chianti non dosato Metodo Classico 2013 di Terreno, passiamo al Cuvée dei Frati Dosaggio Zero, lugana sempre in versione non dosata di Cà dei Frati. Espressioni chiaramente diverse che ben raccontano il potenziale espressivo delle bollicine italiane. Optiamo per una carrellata di Oltrepò. Assaggiamo il Roccapietra di Scuropasso nelle versioni Zero, Cruasè e Blanc de Noirs. E’ ora la volta di Ca’ di Frara Brut, Extra Brut anche Rosè e Nature Noir. Immancabile il passaggio da Frecciarossa con l’Extra Brut Bianco 2019 e dal Conte Vistarino, che nel 1850 con la collaborazione di Carlo Gancia diede inizio alla storia della spumantizzazione dell’Oltrepò, qui presente con il Cépage Brut, il Rosè Saignèe e in Dosaggio Zero 1865 millesimo 2015. Tutte bolle di sostanza grazie alla forza del pinot nero che dona sentori e struttura difficilmente replicabili in altre zone vocate allo spumante. Un breve passaggio in Franciacorta dove Il Barone Pizzini ci propone il Golf 1927 e poi Satén e Rosè rispettivamente dell’edizione 2018 e 2017. Non male il croccante passaggio allo chardonnay. Ci trasferiamo ai possedimenti marchigiani del gruppo con il verdicchio Pelugo Dosaggio Zero di Pievalta, dalla beva sempre molto piacevole. Ora andiamo a Cortona dove Baracchi ci delizia con il brut da uve trebbiano eccezionalmente in versione magnum del millesimo 2015. Davvero un bell’assaggio, seguito dal Brut Rosè 2017 da sangiovese. Poi bolle da Diano d’Alba con il Blanc de Blacs e il Rosè di Bricco Maiolica rispettivamente Alta langa Pas Dosè da chardonnay e nebbiolo, per ora atto a divenire, a cui non mancano certo carattere e verticalità. Certo, inutile negarlo, nel percorso descritto non sono mancati gli assaggi alle altre prelibatezze proposte dalle cantine come verdicchio, riesling, lugana, pinot nero e qualche nebbiolo nelle sue diverse, incantevoli vesti. Ma diamo spazio ad altri produttori visitati. Ottimi assaggi di Etna, tra carricante e nerello nella versione cappuccio e mascalese: Vivera, Firriato e Tornatore in cui ritroviamo la mineralità e l’eleganza a cui “A muntagna” ci ha ormai abituato. Splendido il Cinqueterre di Forlini Cappellini nella versione 2020 e anche 2021 che, pur non avendo ancora preso bene la forma della bottiglia, già ben esprime il potenziale evolutivo. Ci spostiamo al nord con Muri-Gries, dal convento: Pinot Bianco di razza dal Terlano 2021 alla Riserva Abtei Muri 2019, poi l’immancabile assaggio del Pinot Nero sempre Riserva Abtei Muri 2019. Rimaniamo in zona Bolzano sulla mitica “strada del vino”, incontriamo Colterenzio-Schreckbichl, dove sauvignon e chardonnay della Linea Lafòa 2020, Il Pinot Bianco Berg 2019 e il Pinot Nero Riserva St Daniel 2019 ci confermano l’inequivocabile eleganza dei vini di questa regione. E’ la volta di Lis Neris che ci fa immergere nelle sostanziose mineralità del Friuli, dal Don Jurosa Extra Brut 2014 poi pinot grigio, chardonnay e friulano nelle versioni Gris 2019, Jurosa 2018 e La Vila 2018, poi il Lis 2017 blend ottima espressione del territorio. Ora Casale del Gilio dove Satrico, Viogner, Petit Manseng e Anthium, tutti in versione 2021, ci trasmettono l’appassionante intensità del Lazio. Un assaggio della selvaggia maremma con gli esplosivi rossi Rubino 2018, Coldipietrerosse, Montecristo e Hide tutti 2016 di Bulichella. Ci spostiamo di poco verso la costa, dove Il Bolgheri Rosso 2019 e il Sup. Maestro di Cava 2017 di Tenuta Meraviglia ci regalano un assaggio dell’eccellenza vitivinicola della zona. Chiudiamo con il Piemonte. Castello di Neive ci regala una bella panoramica delle langhe, dal metodo classico, passando per arneìs, dolcetto, barbera e pinot nero ma è sicuramente dall’impagabile eleganza dei Barbareschi Gallina 2019, Albesani Santo Stefano 2019 e la riserva di quest’ultimo annata 2016 da cui veniamo ammaliati. Eccoci da Roagna anche qui inebriati dal Barbaresco Pajè, dai Baroli Rocche di Castiglione e Pira tutti in versione 2016. Ma rimaniamo incantati dal Montemarzino 2015, timorasso in purezza, semplicemente monumentale. Finale con il Vento dell’Est di La Bellanotte 100% picolit e lo Sciacchetrà Riserva 2016 di Forlini Cappellini. Se chiudo gli occhi ne assaporo ancora le dolci fragranze. Giornata impegnativa ma senza dubbio appagante, un turbinio di assaggi da tutta l’Italia. Non resta che attendere la prossima edizione, per degustare ciò che non siamo riusciti a testare e riassaggiare le eccellenze provate. Ancora un plauso allo staff di L’AcquaBuona, manifestazione eccezionale!

R.R.

FINALMENTE: CHAMPAGNE IN VILLA REALE

“Bella manifestazione davvero ben organizzata, continuate così. Aspettiamo con trepidazione il successivo evento…….” (cit. “Champagne in Villa” – correva il maggio 2019). Ma finalmente eccoci di nuovo qui. Fabio Mondini e ASPI ci riaprono le porte dell’elegante Villa Reale di Monza ancor più impreziosita, lasciatemelo dire, dal raffinato perlage francese. Anche questa volta sono presenti alcuni petit vigneron, plus assolutamente da non sottovalutare. Iniziamo dagli assaggi delle loro ricercate produzioni. Livello all’altezza delle aspettative a cui l’effervescente “Acqua di Reims”, come goliardicamente Fabio ama chiamare lo champagne, ci ha abituato. Percorriamo le maestose sale che ospitano l’evento, presenti anche importatori e distributori, sono davvero tanti gli assaggi. Senza nulla togliere alle altre interessanti proposte in degustazione, ecco alcune chicche. Iniziamo dalla Couvée 1809 di A.D. Coutelas dall’affascinate bottiglia rétro con chiusura a spago, come fu agli albori. Domina lo chardonnay sul pinot noir in rapporto 80 -20. Al naso l’affilata eleganza che ricordavo, potente di fiori poi pesca e prugne. Non per tutti ma assolutamente da provare. Poi una new entry del mercato: Retrospective di Fluteau. Extra brut non filtrato, affinato in botte di quercia. Concordo con il distributore: certo ancora un po’ scorbutico data la recente sboccatura della bottiglia ma ragazzi, vibrante bollicina dall’impatto veloce, oserei quasi dire astringente. Fuori dal coro. Sicuramente più piacione dei precedenti l’assaggio del Millésime 2015 di Bernard Bijotat, ma tanta, tanta ciccia. Classico uvaggio chardonnay, pinot noir e meunier, dona al naso un intrigante grip e una sostanziosa e intrigante polpa. Non me l’aspettavo. Stando sul genere “classico” ecco Guérin & Fils anche lui del millesimo 2015, anche lui da tradizionale blend dichardonnay, pinot noir e pinot meunier. Devo ammetterlo è lo champagne. Naso pieno, invoglia il sorso e non solo il primo. Perlage intenso e ammagliante, croccante e ricco il sorso. Una cassa per favore. Chiudiamo alla grande con due vecchi millesimi. Il Vintage 2001 di Breton Fils, blanc de blacs da chardonnay in purezza esprime grande classe data dagli oltre 12 anni sur lies. La sboccatura 2020 ci restituisce probabilmente il prodotto al pieno della sua espressività. Mi ha stupito per la tenuta di freschezza, ma sono le complesse fragranze di pasticceria e di frutta matura a farla da padrone. Tanta roba. Infine il Réserve de l’Oénothèque 2002 di Drappier. Eccellenza di questa maison, un pinot noir dall’immenso carattere. Bolla di classe, direi da grande occasione. Bouquet etereo di frutta candita e nocciola tostata. Sorso cremoso di lunga appagante persistenza. Direi che ci siamo. Confermato l’elevato standing della manifestazione. Un ringraziamento va al Presidente Giuseppe Vaccarini e a Marta Perduca Segretaria Nazionale di ASPI. Viva viva la bollicina!! Alla prossima bevuta.

R.R.