In queste uggiose settimane un ricordo di una giornata pre serrata. Domenica mattina, passeggiata tra le vie del centro di Parma. Tappa d’obbligo l’aperitivo al Tabarro dove, seduti all’aperto intorno alle botti, ci godiamo il tepore del sole autunnale. Tra le sempre interessanti proposte alla mescita ci balza all’occhio un San Cristoforo Franciacorta, niente meglio di una bollicina metodo classico per stimolare l’appetito. Ci intriga subito la complessità che spicca dal calice. Conoscenza da approfondire: non basta certo un bicchiere, dobbiamo assolutamente riassaggiarlo. Così ci accomodiamo all’interno del locale in un intimo e confortevole (insomma di questi tempi isolato) angolino. Ordiniamo un tagliere di speck del mitico Pretzhof e un Parma 42 mesi al coltello, recuperiamo la bottiglia e via!! L’etichetta avvalora la struttura percepita: tiraggio 2015 sboccato nel 2020!! Diego, appassionato proprietario del Tabarro, ci conferma che la bottiglia in degustazione è una versione insolita dell’N/D di casa San Cristoforo normalmente sui lieviti per 30 mesi. Il maltempo abbattutosi sul raccolto delle stagioni 2016/2017 ha persuaso a rinunciare alla riserva di famiglia che porta il nome di Celeste, la figlia del produttore a cui è dedicata. Questo ha permesso di, “sbloccare” le Riserve 2013 e 2014
destinate a divenire per l’appunto il vino denominato Celeste. Il produttore ha così concesso soltanto ad alcuni selezionatissimi clienti e
amici il privilegio di godere praticamente di una “Riserva” sotto mentite spoglie. Presumo che anche in questa versione ci si trovi davanti a un 100% Chardonnay. L’intenso giallo dai dorati riflessi lascia presumere la complessità dei sentori che da mela verde e pera williams evolve a miele e a croccanti note di panificazione. Sorso fresco e invitante accompagnato da intensa sapidità, la giusta grinta che ti aspetti da un non dosato. Grazie ai ragazzi del Tabarro per il bel pomeriggio poi, neanche a dirlo, proseguito con altri interessanti assaggi.
R.R.