Non hanno certo bisogno di presentazioni. Noti agli amanti del vino per l’originale idea del portale che, da circa un quinquennio, consente di imparentarsi ad un vignaiolo sostenendo la sua produzione in cambio di week end in azienda, esperienze enogastronomiche, bottiglie etc.
Ma non è finita qui, qualche tempo dopo i “The Winefathers” si uniscono ad altri appassionati e professionisti per realizzare un sogno. Ed è così che questa “cricca” inizia a produrre vino a Prepotto in Friuli tra i Colli Orientali e il Collio….. e perché non chiamarsi appunto “La Cricca”?
Entriamo in contatto con Luca Comello, cofondatore dei “The Winefathers”, all’inizio di quest’anno con l’intesa di fare una degustazione dei loro vini al primo raduno utile del nostro team. Ma anche qui il Covid ci ha messo lo zampino e, complice anche la separazione tra Regioni, la nostra di “cricca” non si è più riunita. Per questo, nell’attesa di rivedere i compagni di penna, una sera decido di “sacrificarmi” per il gruppo. Stappo il Busart 2018 uvaggio di Friulano, Pinot Bianco e Sauvignon. Partiamo dall’elegante e sobria etichetta, comune a tutta la produzione, credo volutamente minimal. Poi guardo meglio, ma sì sono proprio loro…..quelli che al Musée d’Orsay continuano imperterriti a giocare incuranti dei tanti curiosi visitatori. Bella storia!
Ma torniamo al vino. Giallo paglierino compatto, naso carico che fa subito intuire toni articolati dati dal passaggio in legno. Mousse di agrumi su cui spicca il pompelmo, poi sentori speziati di cannella e vaniglia subito inseguiti da toni di mandorla. Sorso pieno che conferma la forza espressa al naso, blend di elegante complessità.
Ma attenzione!! Finalmente si organizza un brindisi post lockdown e così ho modo di poter condividere l’assaggio del Pinot Bianco con d.c., d.t. e l’editore. L’annata è sempre la 2018 e si presenta giallo paglierino dall’intensa luminosità. Anche in questo caso i toni del legno sono evidenti. E così la frutta si mischia al burro e a profumi di panificazione, con una punta di salvia e a chiudere leggere note di dolci al miele. Sorso strutturato supportato dai 14,5° che sembra, al primo sorso, quasi assopire un po’ la freschezza.
Entrambe interpretazioni originali, assolutamente fuori dal coro anche in considerazione della provenienza. Il timbro dato dal legno, ritengo voluto per dare l’impronta della cantina, si fa sentire. Per quanto mai invasivo, dona una complessità olfattiva che meriterebbe un assaggio fra qualche tempo così da poter restituire un’amalgama sensoriale integrata, più definita ed evoluta.
Non ci resta quindi che fare una capatina in cantina, quale miglior modo per provare qualche vecchia annata ed assaggiare il Friulano, unico tassello a noi mancante della produzione.
Luca ancora grazie per la tua disponibilità! Speriamo di conoscerci presto.
R.R.