C’era un tempo in cui eravamo ammaliati dalla magia degli effetti della botrite, e ci si avvicinava a questi vini con una certa sacralità. Poi il nostro gusto è cambiato, si è indurito, ed abbiamo abbandonato le bottiglie dolci. Per fortuna io le ho abbandonate in qualche angolo della cantina e ogni tanto riaffiorano. Nonostante la cantina non sia delle più blasonate, il vino è arrivato alla nostra seconda decade perfetto e piacevolissimo. Al naso dolci effluvi di albicocca e pesca disidratata. Mai, neanche al variare della temperatura, compare quella greve nota di zafferano, che nelle zone “sacre” è ritenuto un difetto! Al palato le morbidezze di zuccheri e note alcoliche vengono ben compensate da una vivida acidità che è struttura tramante. Peccato che al contempo non sia affiorata anche una scaloppa di foie gras…
d.c.