Canone inverso
Nebbiolo della Vallecamonica. I vigneti adagiati sulle pendici del Monte Altissimo in località di Erbanno, condotti da uno dei maggiori sperimentatori camuni: Togni Rebaioli. L’ultima volta che avevo provato alcuni campioni di Nebbiolo camuno era circa 15 anni fa, quando un coraggioso enologo cercava di convincermi della potenzialità del divin vitigno, vista la vicinanza alla Valtellina (che però, fino a prova contraria ha un’esposizione solare esattamente perpendicolare alla valle dell’Oglio). Poi da allora più nulla, ammettendo come colpa grave che, pur essendo un assiduo frequentatore della Valle, non sono un altrettanto assiduo bevitore dei suoi vini. L’occasione si è presentata in un recente pranzo a Borno, presso il mitico Cantinì, convinti (facilmente) dalle insistenze di una giovane e preparata sommelier. A quanto pare la produzione è limitata e non costante nel tempo, troppo condizionata dall’andamento meteo della stagione (mi dicono che anche il “2019” non sarà prodotto).
Chi si attende di trovare i caratteri varietali del Nebbiolo, anche quello Valtellinese (…), rimarrà deluso: ma il vino è comunque molto interessante.
Il colore è caldo, già maturo, e rotea nel bicchiere con grande eleganza. I profumi sono tenui, leggeri, appena sussurati, ma eleganti: esce una confettura di piccoli frutti rossi ed una lontana nota di cioccolato al latte. In bocca entra sottile sottile; è duro, molto fresco, per nulla aggressivo in tema di tannini. Rimane la percezione di gelatina di more. E’ tutto molto semplice, ma corretto e godibile. E poi, dopo un po’ di minuti, dopio ampia areazione i temi si invertono, il canone diventa inverso… improvvisamente al naso ringiovanisce! La frutta affiorante è rossa ed immatura: la componente acida è percepibile senza portare il liquido alle labbra. La suadenza suggerita appena dopo la stappatura si trasforma in scontrosa aggressività, segno che è presto, ancora troppo presto per essere veramente conosciuto.
d.c.