Caldo. Caldo afoso. Ma tra i programmi della serata c’è un’attesa grigliata di carne e per cui non ci siamo fatti intimorire dal volume alcolico, a dispetto delle temperature “esterne”. Da tempo puntavo all’apertura del Carmignano Riserva e devo ammettere che le attese sono state ampiamente ripagate. Nonostante i quasi tre lustri appare alla vista vivo, di un rubino acceso. Ma sono i profumi che ammaliano: inizia una mora di gelso appena raccolta, segno che la riduzione in vitro non ha leso un’indomabile forza espressiva. Poi la progressiva ossigenazione lascia emarginare percezioni uniche ed originali: dalla battuta di carne, al crostino toscano, quello con i fegatini, ed infine ad un’incredibile pasta d’acciughe. In bocca l’equilibrio è ancora solidissimo, non facendo mai prevalere o l’acidità presente e nascosta ovvero l’alcol riportato in etichetta, ma mai percepito per quell’entità. E la magia si conclude con un ritorno di marasca dolce che ci fa pensare che questo Carmignano avrebbe potuto essere immortale…
d.c.