Lagarder 2012. Benaco Bresciano Riesling IGT. Pratello.

Impressionante la vivacità di questo Riesling, assemblaggio tra italico e renano, a quasi sette anni dalla vendemmia. I profumi sono una condensazione di fiori di biancospino, erbe aromatiche (sarò condizionato ma è vero: ho trovato del rosmarino!) ed una netta percezione minerale, quasi ferruginosa. In bocca è durezza pura: tra acidità e salinità (non è sapido: è molto di più!) la lingua si affatica a elaborare percezioni diverse. Ed io che pensavo che sette anni fossero sufficienti per trovare un po’ di evoluzione…

d.c.

Pinot Nero (vinificato in bianco) 2016. Fratelli Massara. Oltrepò Pavese doc.

È ovvio che gli Winesnobs come lo scrivente raramente si avvicinano ai vini che rappresentano “l’altra faccia della Luna”… Ci riempiamo la bocca con Champagne d’Antan ed introvabili bottiglie di Borgogna, raccontiamo di Brunello e di Franciacorta dimenticati in cantina, ma quando leggiamo “Pinot Nero vinificato in bianco frizzante” facciamo facce come se avessimo ingoiato del catrame caldo! Eppure c’è un mondo che questi vini non solo li consuma ma li ricerca. E quindi il peggior atteggiamento da assumere nel nostro percorso di ricerca è proprio quello del Winesnob, incapace di aprirsi al mondo, a tutto il mondo!

Fondamentalmente corretto, costruito su una dotazione acida importante acuita dall’aggiunta carbonica, non propriamente fine, ma che sinceramente non disturba il palato. I profumi, tenui, sono proprio verdognoli: c’è fieno ed effettivamente una nota di mela verde (non Golden come invocato in retro etichetta, e neanche la banana ho trovato!), magari una lontana sensazione mentolata. In bocca sottile, fugace ma mai amaro e nemmeno scomposto.

Studiate Winesnobs… studiate e ricercate!

d.c.

Riserva del Lupo 2015. Ca’ Lojera. Lugana.

Sono reo confesso! Non potrò mai essere oggettivo con la Riserva del Lupo, perché sono completamente perduto per questo Lugana, appassionatamente innamorato! I profumi raggiungono livelli di complessità rari: dal frutto croccante estivo ad un potpourri di vari agrumi (tra i quali un commovente ricordo di bergamotto) e tanti fiori. Una tale quantità di percezioni da farti rimanere lì con il naso nel bicchiere per minuti e minuti… E poi scende in bocca con una falsa morbidezza, una rotondità agrumata che si trasforma subito e magicamente in freschezza, persino balsamica.

d.c.

Campomasua 2010. Venturini. Amarone della Valpolicella. Classico.

Una netta percezione di affumicatura, tanto singolare quanto piacevole. Sì perché prima della prugna disidratata e della mora di gelso matura arriva un ricordo di fumo, che renderà unica la degustazione. Poi al palato tanta, tanta potenza regalata da un tenore alcolico fuori parametro (e chiaramente impegnativo anche per bevitori costanti…) e da una morbidezza “glicerinosa” che si scioglie e si incolla sulle papille, stordendole.

d.c.

Louis Bouillot. Perle d’Or 2014. Crémant de Bourgogne.

Raramente ci si imbatte nell’altro mondo delle bollicine francesi, impegnati ed attratti quasi esclusivamente dalla zona dello Champagne. Ed ancora più raramente ci si imbatte in prodotti così di nicchia, ma noi winesnobs di WTB siamo un po’ come dei ghostbusters…

Profondamente diverso dai metodi classici provenienti dalle zone più a nord della Borgogna (oramai non troppo più a nord, vista l’estensione delle aree autorizzate all’utilizzo del marchio “Champagne”). Grande intensità di colore giallo alla vista, con perlage si intenso, ma anche un poco “oversize”. Profumi d’intensa cremosità che un po’ ricordano gli Champagne d’Antan… Crema pasticciera e molta frutta gialla, di gradevole dolcezza. In bocca il ricordo del passato ritorna: c’è freschezza acida ma lontana dai livelli “corrosivi” così tanto di moda (non solo Oltralpe). Discreta persistenza. Abbinamento tutto da scoprire.

d.c.

Vignalsole 2008. Toscana Igt. Innocenti.

Ha da tempo iniziato il suo percorso evolutivo e di maturazione: il vino è morbido, rotondo, nessuna nota “verde” bensì tanto cioccolato, cacao e tabacco biondo. La pienezza è sublimata da un calore vivo donato da una componente alcolica elevata, mentre le durezze si stanno affievolendo, indebolendo, di fatto, anche la capacità di persistere al palato se non per pochi secondi, lasciando solo una sensazione di “sotto spirito”.

d.c.

Perlé Rosé. Riserva 2011. Ferrari. Trento doc.

Quanto frutto in questo MC Rosé: l’intensità visiva va a braccetto con l’intensità di profumi ed al palato. Pare che abbiano alzato il volume dell’impianto hi-fi, appositamente per stupire. Il registro cromatico è impostato sul viola: violaceo alla vista, viola di fiori e di frutti al naso ed in bocca, il tutto, ribadisco, con una potenza impressionante. La vibrante tensione acida mantiene la beva all’ interno di canoni di assoluta piacevolezza, che invocano di mantenere il bicchiere colmo.

d.c.

Chassagne-Montrachet. Pinot Noir. Gagnard-Delagrange. 1994.

È sempre consigliabile avvicinarsi ad una bottiglia così con rispetto, ma anche circospezione: chissà se il Genio della Lampada rinchiuso per 25 anni si concederà subito o dovrà essere pazientemente atteso. Nonostante l’apertura prontamente anticipata ed il ricorso alla decantazione, il vino è inizialmente avviluppato nella riduzione: ogni tanto lascia trasparire qualche rilascio di ribes e mora, ma troppo poco per le nostre attese. L’equilibrio è incredibilmente perfetto, ma i profumi stentano a prendere il volo, mentre minuto dopo minuto la persistenza prende corpo, si allunga su toni polverosi di caffè… il Genio si sta svegliando! Accelera improvvisamente prima su note di frutta di fragrante freschezza, prugna e mora su tutte, ma poi si incupisce sui toni della terra e del fungo, forse c’è qualcosa anche di animale. È una progressione inarrestabile… chissà come sarà domani?

d.c.

Torcolato 2013. Breganze Doc. Maculan.

Le bottiglie di Maculan hanno qualcosa di sacro. Mi avvicino a loro sempre con estremo rispetto; non le aprirei mai, certo della loro comprovata eternità. Sono piccoli demoni, impareggiabili ed originali gioielli della nostra cultura enoica. La dolcezza del nettare divino sublima e l’assaggio diventa fine a se stesso, se proprio avete il desiderio di stappare il piccolo scrigno. Ma la perfezione è infinito?

d.c.