Tra i vigneti di Neive è nato, da mani francesi, il Barbaresco. Anzi, qualcuno, esagerando, afferma che il vero Barbaresco può arrivare solo da lì. Io non credo questo, ma di sicuro, quando leggo Neive sull’etichetta, la mia attenzione viene catturata, rapita…
Apparentemente troppo giovane, ma già di buon equilibrio. Prevalgono le note di freschezza e di un frutto croccante, rosso: la prugna e la mora non lasciano ancora trasparire suggerimenti terziari. In bocca, dove compaiono alternati ora il calore ora le durezze, il tannino non graffia, ma appare sufficientemente addomesticato, aiutando però la persistenza per svariati secondi su lunghezze impressionanti. Credo che possa essere uno di quei campioni che possono essere dimenticati in cantina, sicuri poi di ritrovare un miracolo.
d.c.