Le 1er nez, il primo naso, come se dovessimo scostarci dal bicchiere, cambiare lo strumento del mestiere, tarato su nuovi parametri, e riaccostarsi per ascoltare di nuovo qualcosa di nuovo. Credo che pochi vini abbiano una rapidità di cambiamento pari allo Chablis: tutti cangiano con progressioni a volte miracolose, ma i buoni bicchieri di Chablis si modificano ad ogni olfattazione, come in una trottola odorosa. Subito minerale, di gesso e granito, poi verde d’erbe di sfalcio, poi agrumato con la buccia di lime, e poi, di nuovo, un po’ verde erbaceo-aromatico, si distingue netto il dragoncello, ed infine ancora affiora l’anima dello Chardonnay con la frutta gialla, ma non giunta a piena maturità. Ma di quanti “arnesi” ci dobbiamo dotare? In bocca è lama sottile: la struttura è tutta alternata tra l’acidità corrosiva ed una mineralità gessosa e calcarea che impedisce alle note più morbide persino di apparire. Scia lunghissima sapida, mai amara.
d.c.