È un piccolo miracolo da nebbiolo: il colore è quello di un vino svinato da poco, vividissimo. Poi però avvicini il naso ai margini di vetro del bicchiere e ti domandi se ciò che “ascolti” sia possibile: dopo la prugna arriva il tabacco, il cuoio ed anche la castagna, ma cambia… cambia… continua a cambiare. È tutto raccontato, mai urlato, costruito su un’eleganza femminile da farti girare la testa. L’acidità in bocca ricorda la giovinezza già incontrata con gli occhi, freschezza che si è perfettamente amalgamata alla setosità di un tannino tutt’altro che disciolto. Persistenza senza fine.
d.c.