Ci sono ricordi che rimangono indelebili nella nostra mente, momenti emozionanti che anche il vino sa regalare….. mi era già successo da Mouton Rothschild ad esempio o da Château d’Yquem….
Siamo ancora immersi tra i dolci pendii di Pouilly-sur-Loire, lo sguardo si perde all’orizzonte nei vitigni.
Percorriamo una piccola stradina di campagna, Rue Ernesto Che Guevara – Saint-Andelain.
I lettori più appassionati avranno sicuramente già compreso, ci troviamo nel cuore dei 12 ettari di produzione di un grandissimo vigneron che portava i capelli scompigliati e la barba incolta, dedito alla cultura biodinamica, anticonvenzionale e fuori dagli schemi che ha saputo elevare il suo sauvignon blanc a rango di eccellenza, fino a divenire mito.
Già da tempo annoverato nei libri e nelle riviste del settore Didier Dagueneau, a volte definito pazzo (sicuramente un genio della viticoltura), ci ha atrocemente lasciato nel 2008 a soli 52 anni. I figli Charlotte e Louis-Benjamin proseguono la sua opera alla guida della Maison che esprime la quintessenza del terroir di questa zona della Loira.
E’ fine settembre e fervono le attività della vendemmia, non ci avevano assicurato la visita e invece, veniamo accolti all’interno della piccola cantina (circa 50 mila bottiglie prodotte all’anno).
Ci incuriosisce la particolare vinificazione, da subito in barrique per un anno poi in acciaio per lo stesso periodo. Assaggiamo il vino in primeur, come avviene dai grandi del Bordeaux, rimaniamo sbalorditi e capiamo che siamo davanti a qualcosa di grande, il vino dopo un anno in legno ne trattiene solo un lieve sentore.
Sorseggiamo poi il prodotto dalle vasche di acciaio: Silex e Pur Sang del millesimo 2017 e già i vini, per quanto non pronti, donano sentori e profumi complessi, variegati.
La visita giunge alla fine, ci viene versato nei raffinati calici fornitici per la degustazione Le Jardin de Babylone vino dolce di grande eleganza e complessità. Petit Manseng, vinificato e maturato in barrique. Giallo oro intenso, di elegante morbidezza e profondità. Si godono sentori di frutta esotica matura e spezie dolci. Lascia la bocca fresca, di lunghissima persistenza. Spettacolare anche perché ottenuto, con nostra sorpresa, senza attacco di botrytis.
Soddisfatti siamo pronti a lasciare la cantina ma un vigneron, forse incitato da alcuni compagni di viaggio, sta versando nei bicchieri una bottiglia di Silex annata 2002.
Contemplato a pieno titolo tra più grandi vini bianchi al mondo, nel calice si mostra giallo paglierino con decisi riflessi brillanti. Al naso è emozionante, ricco e complesso. I 16 anni di affinamento ci restituiscono, probabilmente, il vino al massimo della sua essenza. Mineralità di grande eleganza, effluvi tipici del siliceo: fumè, pietra focaia e grafite. Poi emergono erbaceo, scorza d’agrume e frutta tropicale.
Il sorso è eccelso, affilato e avvolgente. Di grande freschezza, riempie il palato con equilibrio vellutato e morbidezza che lascia spazio a un finale di profonda sapidità aromatica. Persistenza infinita.
Vino impressionante, indimenticabile. Per chiudere in gloria non ci rimarrebbe che assaggiare l’Asteroide “Franc de Pies”. Ma lasciamo questa leggenda ai nostri sogni…
Che altro dire, mi affido a un romantico motto Cubano dedicato appunto al “Che” che calza a pennello: grazie Didier “tu ejemplo vive tus ideas perduran”.
Un encomio a Simona e Giovanni, le nostre guide, che con il loro impegno ci hanno regalato questa grande emozione. Grazie
E ora via verso l’ultima tappa del Blanc Fumè …… segue
R.R