Vagabondare per la Francia alla scoperta dei sui favolosi vini è sempre emozionante. Se poi il fatto è di essere accolti dai leggendari “Domaine” della Loira immersi in incantevoli paesaggi ricchi di colline, castelli e vigneti, l’esperienza è da pelle d’oca. L’opportunità ci è data da una spedizione AIS Emilia, capitanata da Giovanni Derba, alla scoperta del Sauvignon Blanc. In questa zona dell’ampio panorama di produzione della Valle della Loira (che da Nantes passando per Orléans, seguendo il corso del fiume, arriva fino all’Oceano Atlantico) sapienti vigneron dediti al biologico e al biodinamico (di cui spesso non perseguono la certificazione), hanno saputo esaltare le doti di questo vitigno rendendo famosi i loro vini tra le cui eccellenze si annoverano alcuni tra i bianchi top al mondo.Siamo tra Sancerre e Pouilly-sur-Loire site ai lati opposti del letto della Loira. Il clima freddo fa maturare lentamente le uve favorendo il mantenimento dell’acidità e l’integrità dei profumi. Il sottosuolo è contraddistinto da diverse tipologie di terroir: marna “kimmeridiana”, argilla focaia e pietra calcarea (le cosiddette “caillottes”) i cui frutti, vinificati separatamente o sapientemente assemblati, esprimono nel bicchiere sentori di mineralità, pietra focaia, elegante sapidità e potenza oltre a una eccellente propensione all’invecchiamento.
Partiamo da Sancerre, dal cui belvedere si gode di una vista romantica e mozzafiato della valle della Loira, le viti sono poste in zona collinare sui 200/300 metri di altitudine e si estendono per circa 3000 ettari intorno alla cittadina. Della AOC Sancerre abbiamo avuto modo di assaggiare e visitare diversi produttori tra châteaux e cantine scavate nella roccia: Domaine de La Perriere, Chateau di Sancerre, Joseph Mellot e il petit vigneron (si fa per dire – 17 ettari di proprietà) Daniel Chotard che ci ha piacevolmente colpito.Una curiosità, la poca produzione di rosso – principalmente vocata al pinot noir – ci viene fatta degustare per prima! La motivazione dataci è legata all’autorità varietale e alla persistenza del sauvignon il quale coprirebbe, se bevuto prima, il pinot noir che comunque ci ha riservato alcune sorprese (…certo non ci troviamo di fronte alle maestosità della Bourgogne).
Ma è giunta l’ora di un bicchiere, ci troviamo a la Cave Henry Bougeois la cui famiglia detiene un mosaico di terreni tra Sancerre e Pouilly per un totale di circa 80 ettari. Cantina moderna, all’avanguardia: siamo in piena vendemmia e ci stupisce che la raccolta, per le sole uve bianche che vengono comunque istantaneamente lavorate, avvenga totalmente a macchina. Altra particolarità che ci lascia un po’ scettici, l’imbottigliamento avviene al momento della richiesta di fornitura da parte dei distributori internazionali (parliamo ovviamente di grossi quantitativi).Passando alla degustazione però le perplessità svaniscono. Dell’ampia produzione assaggiamo una decina di vini, senza nulla togliere al “Sanserre d’Antan” punta di diamante della maison, mi ha piacevolmente stupito il “La Bourgeoise” annata 2015. Proveniente da storici vitigni, vinificato parte in acciaio e per la restante in botte di quercia, “La Bourgeoise” si presenta oro pallido dai riflessi argentati, al naso è fresco con sentori di meringa agrumata, una lieve pietra focaia, spezie e frutta matura. Il gusto è pieno, armonioso, ricco di aromi profondi e variegati di bella concentrazione. Sorso di grande freschezza, con finale elegante e lunga persistenza. Davvero un bel Sancerre, da far invecchiare per una decina di anni.E’ stato piacevole (per quanto didattico) durante la degustazione paragonare la produzione locale con il “Clos Henri” da vigneto di proprietà di famiglia da agricoltura biologica a Marlborough in Nuova Zelanda: qui prevalgono le note fruttate e agrumate e una mousse di pompelmo, ben diverse dalle caratteristiche del Sancerre.Ma è giunta l’ora di andare verso Pouilly e il suo Blanc Fumè…… segue
R.R.