Vino antico come si può bere solo oramai sulle colline pavesi (ed emiliane). La porpora effettivamente tinge il bicchiere e satura il senso olfattivo stordendolo con una viola di prato leggermente appassita. Ma l’elemento che più stupisce è l’impressionante equilibrio tra la dolcezza del gusto, una acidità magicamente celata ma necessariamente contrafforte ad un calore alcolico fuori scala ed ugualmente non percepito. Da “versare” senza parsimonia sui salumi di Rovescala e da provare con una fumante scodella di anolini in brodo, conforto autunnale alle prime nebbie.
d.c.
CCLVIII