I confini si estendono

Siamo formalmente nelle “nuove” zone della Champagne, nello specifico nell’Aube, ma la magnifica Cote d’Or di Borgogna è veramente a vista. Ed infatti sarà anche uno Champagne con tutti i crismi, ma il modello che ha ispirato la Cosmogonia di molti appassionati qui è difficilmente rintracciabile: non dico che il vino non sia buono (perché in realtà lo è…), e nemmeno mi permetterei di affermare che questo non sia Champagne (in una sorta di sterile difesa della tradizione), ma solo che è diverso. Ora non vorrei condizionare nessuno in giudizi prevenuti, anzi invito tutti i winesnob come me ad analizzare con attenzione queste produzioni e magari a condividerne il pensiero. Il Pinot Noir è facilmente percepibile al naso: i frutti, dai piccoli neri e rossi ad una netta mirabelle, danno tutti una sensazione di maggiore maturità. Sono semplici, piacevoli, un po’ sfuggevoli, qui assolutamente privi delle mineralità e/o delle speziature del lontano nord. In bocca il sorso entra incisivo, equilibrato, di sicuro non “violento” e citrino come le impostazioni delle zone più tradizionali. La degustazione è assolutamente piacevole, tutta basata su un equilibrio fruttato. Il paragone dovuto all’unità di marchio è però, per me, ancora troppo complesso (e forse un po’ impietoso) per la radicale differenza di impostazione.

d.c.

CCLV

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *