Ma vi ricordate quanto Merlot si beveva alla fine degli anni ’80 e per tutti gli anni ’90? Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, tutti a rincorrere il modello Petrus (il cui assaggio manca alla mia collezione) o più umilmente (si fa per dire) il ricco di successi Masseto (anche questo manca alla mia collezione) o Redigaffi di Tua Rita (questo no! Anzi offrirò il prossimo inverno una bottiglia storica ai miei amici compagni di merende e blog in una straordinaria serata “Toscana” con numerose altre etichette storiche…privilegi da winesnob!). Tutti producevano Merlot; qui in Italia con alterni risultati; per fortuna l’offerta è andata via via rarificandosi, almeno nelle sue produzioni “in purezza”. Beh non so sinceramente quanto tempo sia passato dal mio ultimo Merlot italico (… dalla Francia e da qualche Cantone della Svizzera ho continuato a berne con soddisfazione…), e per cui alla vista di questo “strano” Provincia di Pavia IGP la curiosità è scattata irresistibile. Inchiostrato di un rosso rubino impenetrabile, mostra già al suo volteggio nel bicchiere una carica glicerica importante. Ad un finissimo e godibilissimo olfatto di cacao-cioccolato, che poi si trasforma in un dolce mon cheri, si pone a contraltare, in chiusura, una rustica nota verde onestamente non pesante ma che un po’ delude le mie attese di aver rintracciato le parvenze di una mano d’oltralpe. In bocca poi è molto corretto: nonostante i 5 anni dalla vendemmia il vino è assolutamente integro, persino giovane. L’equilibrio raggiunto tra una freschezza di sostegno ed un calore alcolico esuberante sono prova di una sapienza produttiva. Qui in bocca nessun “ritorno” erbaceo e/o d’ortaggio ma un maturando frutto glassato di fine cioccolata al latte. Incoraggiante la persistenza. Forse un vino aperto in fase evolutiva e che avrebbe meritato ancora qualche anno di affinamento in bottiglia.
Merlot “L’altra metà del cuore”, 2013. Prime Alture.
d.c.
CCLIII