Classico che più classico non si può! Nasce nella zona più “intima” della Valpolicella, e si presenta con un assemblaggio di uve vinificate nel solco della tradizione più antica. La rottura modernista è legata all’uso di legno piccolo nell’affinamento del vino. Ed infatti, abituato a bere Amaroni di 20 o anche 30 anni, il 2006 è maturo, forse ha già passato la sua vetta ed è nella fase di ripida discesa. Il colore è un bellissimo rubino sinamai luminoso, ma già l’olfatto è vincolato ad una riduzione coriacea, che non libera l’attesa frutta scura e le ricercate note evolutive (anzi, a dire la verità il mio naso è disturbato anche da uno sfumato difetto di tappo, ma a quanto pare solo il mio…). In bocca invece sfodera carattere, volume, un’elegante armonia tra un intenibile calore alcoolico ed una ancora marmorea struttura di acidità. E qui torna tutto ciò che ricercavo al naso: la prugna disidratata, il tabacco, l’amarena sotto spirito. E poi una imperdibile persistenza da campione.
d.c.