E’ passato qualche anno dal mio primo assaggio del “Camunnorum” il vino dei Camuni: credo almeno una decina di anni fa ne avevo apprezzato perlomeno il coraggio del tentativo di una vinificazione nobile in un territorio sicuramente ostile (la Valle Camonica è un’asse Nord-Sud con quindi possibili ed esclusive esposizioni ad est, perdendo il sole serale maturante, ovvero ad ovest, con il rischio non troppo remoto di gelate precoci, soprattutto per chi tenta la surmaturazione). Ma dopo un po’ di anni, disilluso oramai dagli effetti speciali del mondo del vino che cosa posso raccontarvi di un assemblaggio di Merlot-Marzemino-Cabernet (che costa quasi come un SuperTuscan)? Nel bicchiere scende denso e della trasparenza dell’inchiostro. L’olfatto è esclusivamente giocato da note di ciliegia e prugne sottospirito. Il palato rimane imbarazzato da un calore avvolgente quanto invasivo. Densità anche in bocca masticabile. Molto muscoloso, ma la finezza dov’è? Se i modelli sono i non lontanissimi Sforzati (che usano però un’uva assolutamente più nobile) o le tecniche della Valpolicella, beh, allora, di strada ce n’è da fare veramente tanta (non solo dal punto di vista geografico). Il prezzo (oltre 25 eur) apparentemente fuori mercato, forse è segno che un mercato questo vino ce l’ha, smentendo, di fatto, le mie severe osservazioni.
d.c.