Torno ad una mia vecchia rubrica per celebrare uno dei miei grandi amori: i vini buoni della Franciacorta. Ho perso il conto del numero della puntata; sarò grato a chi me lo ricorda: potrebbe venire utile, con l’avanzamento della stagione autunnale. Uno/due micidiale, certamente inatteso, capace di stendere al tappeto anche un boxeur preparato.
Solive Pas Dosé. Sboccatura maggio 2016. Chardonnay 95%, Pinot Nero 5%. Brillante nel bicchiere. I profumi dello Chardonnay, di frutta gialla, anche leggermente matura monopolizzano i profumi. Ma è l’assoluta snellezza e precisione al palato la caratteristica più rilevante. Apparentemente per nulla impegnativo, invoglia la bevuta per il suo equilibrio tra freschezze e dolcezza del frutto che ritorna dalla retrolfattazione. Ma attenzione alla Vostra tenuta, che sarà messa a dura prova! Abbinato ad un Grana Padano di 24 mesi (uno di quelli veri come quello del Caseificio Zucchelli in Orio Litta), la bottiglia è evaporata in pochi minuti (ed eravamo in pochi…). Da provare tutto pasto, con un divano vicino…
E chi avrebbe mai pensato di finire la giornata con uno dei Franciacorta da me più amati per la sua purezza ed eleganza, da sempre marchio di fabbrica di Cavalleri. Il Blanc de Blancs ha una caratteristica inconfondibile: è sempre uguale a se stesso (ed è sempre buono!). Personalmente lo bevo da 15 anni, ed oramai lo riconosco ad occhi chiusi… Forse è l’unico vino che riporta in Franciacorta l’arte della Cuvèe delle grandi Maison della Champagne: la bellezza della continuità; la capacità di anno in anno, di vendemmia in vendemmia di duplicare se stessi, e di apparire sempre uguali, sempre belli, qui sempre irresistibili (non è forse il segreto dell’Araba Fenice?).
Sono a terra! Il Giudice Arbitro mi indica che ho subito K.O…ma non mi fa male nulla, anzi…CHE BELLO!
d.c.