Prima che l’estate oramai al termine e l’oblio si portino via il ricordo del ritrovo, corre d’uopo “impressionare la pellicola”. Perché la versione di d.c.? Perchè quelle che seguiranno saranno i ricordi dello scrivente, che so già non incontreranno i pareri degli altri due/tre lettori (casualmente presenti all’evento) che invito calorosamente ad intervenire lasciando impressionata la loro di versione.
Nella foto sotto compare, è vero, una bottiglia di acqua, ma presente solo come simulacro apotropaico (abbiamo invocato la divinità perchè non si presentasse…), in realtà ci siamo solo divertiti con i campioni in primo piano.
Abbiamo reincontrato, ad un anno di distanza l’Extra Trocken Gruner Veltliner Velsecco, valida espressione austriaca di un convincente Metodo Classico, con utilizzo di uve non propriamente tradizionali: pulito, pungente ed allo stesso tempo grasso al palato. Ci aveva convinti un anno fa, ha confermato le su doti, forse finanche migliorate.
Impressionante il Rosè di Chrles Heidsieck 1999 (deg. 2014), calato come Assopigliatutto all’inizio della serata: impressionante per finezza e qualità di profumi, continuamente cangianti. Vino complesso non solo nella sua capacità di variare, ma soprattutto nella caratteristica di essere “avvicinato”: è proprio difficile, raramente paragonabile ad altri Rosè (ndr. Mi riferisco solo a vini d’Oltralpe, a mio giudizio qui siamo molto indietro…), anzi forse più affrancabile ad un pinot noir vinificato in rosso. Cambierà nel bicchiere mille ed una volta, avvicinando la degustazione ad una meditazione mistica.
Beep….. Beep… Saten Millesimato 2010 Camossi…. beep. Che cosa ho scritto qualche ricordo fa sui Saten franciacortini? Ecco sono qui a ribadirlo! Ma è solo il mio giudizio: attendo l’illustre parere degli ugualmente illustri presenti che so non hanno avuto le mie percezioni… ( a suo favore il fatto di essere arrivato dopo un mostro, ed essendo io suscettibile e terrorizzato, non l’ho capito fino in fondo…).
Necessario poi, per non affaticare troppo le nostre papille, sgasare un po’ la serata con i 14,5% di volume alcoolico di un mirabolante Vieri Sauvignon (Blanc) 2012 di Vie de Romans: ne ho ancora il ricordo gustativo inciso a giorni di distanza. Unico, brillante, impareggiabile, Vino bianco perfetto come solo nel Grande Friuli riescono a produrre. Nessuna nota comune, nessun ricordo a modelli produttivi: un paradigma. Profumi grassi e profondi di acididità agrumate: c’è il pompelmo rosa, c’è il lime, c’è persino una nota di zenzero. Monumentale.
Infine la curiosità di uno Champagne (Apollonis) da sole uve di Pinot Menieur, scovato chissà dove dal nostro D.T. Molto fruttato, un po’ debole in struttura, ma anche questo giudizio è chiaramente influenzato dallo sconvolgimento precedente…
d.c.
La prova della ciocca (solenne).
La prova che eravamo solennemente ciocchi (notare il pigiamino).