O meglio: è nata prima la straordinaria coppa e l’impareggiabile pancetta piacentina o il gutturnio frizzante? Credo che rappresentino un binomio imprescindibile, quasi un postulato euclideo. E per cui nel rincorrere ed anelare ad antiche vendemmie di Chateaux, nel sognare Baroli ottuagenari e Supertuscan da milionari, evviva evviva il tanto umile Gutturnio frizzante, sontuoso cerimoniere delle tavole più frugali, più spontanee e genuine…
Credo che la cantina in esame oggi sia tra i grandi interpreti del Gutturnio, ed in particolare modo di quello spumoso e frizzante; ma questa volta mi sono tolto lo sfizio di verificare la tenuta nel tempo di questi vini, attesi normalmente a pronto consumo. E devo dire che la prova è stata superata con grande onore: forse ha perso un po’ di esuberante freschezza, ma anche di rusticità (a volte un po’ troppo invadente), mantenendo un bel profilo intensamente fruttato, pulito, senza cadere in quei sentori di buccia di salame, troppo spesso incontrati in rossi mossi “passati”.
Questa sera perfettamente sposato ad una culaccia da lacrime di commozione proveniente da Perino in Val Trebbia.
d.c.