Non riuscirò questa volta a raccontare tutto: la quantità di incontri di questi giorni, che ci porterà a bere in poche settimane un numero di bottiglie superiore a quello che normalmente apriamo in sei mesi, e soprattuto l’assenza di un approccio professionale che esige di registrare con doviziosità tutti i dettagli, implicherà un po’ di superficialità nell’aggiornamento del nostro blog dei ricordi.
Contrariamente alle mie abitudini (che mi portano a dimenticare le bottiglie a maturare in cantina) e soprattutto incuriosito dai giudizi di una guida nazionale, mi sono approcciato ad una bottiglia dalla recentissima sboccatura.
Metodo classico, non dosato, da sole uve di pinot nero, proveniente da una sola vigna, da Canneto Pavese in Oltrepo. Cantina Giorgi. Sboccatura marzo 2016.
E la giovinezza del vino viene rappresentata in tutti gli aspetti dell’analisi organolettica: giallo brillante nel bicchiere, ma estremamente scarico. Perlato da bollicine fitte e abbastanza intense, di grandezza non minuscola. Olfatto tenue, delicato, nettamente impostato su freschi agrumi, su tutti un mandarino e forse anche pompelmo. Entra nel cavo orale secchissimo, ma non tagliente come mi sarei atteso: anche al palato la sensazione principale è la lievità. Piacevole la chiusura retronasale che ricorda l’ananas, leggeremente addolcito. Fintamente con poca struttura: in realtà il vino, che probabilmente è stato pensato non muscoloso e senza eccessi, trova nel suo equilibrio generale e nella sua leggerezza la sua assoluta beltà.
d.c.
Bottiglia esclusiva per la cantina. Di forma elegante, ma non ho apprezzato qualità grafica e tipologia delle etichette.
Retroetichetta, con poche informazioni.
Il tappo, esclusivo e di ottima qualità, nonchè perfetto.
L’unico elemento, oltre al colore dell’etichetta, che contraddistingue la specifica vigna: forse avrebbe meritato più spazio…