Altissima l’attesa per un vino prodotto da una delle cantine più importanti del panorama piacentino: l’azienda agricola Tosa di Vigolzone da anni si erge per la qualità emergente dei propri prodotti. Oggi all’incontro era presente il Cabernet Sauvignon “Luna Selvatica” nella sua annata 2013, ma purtroppo anticipo subito la mia delusione perchè all’apertura del tappo, una netta sensazione di difetto è subito emersa. Forse più del classico “tappo” con l’invasiva molecola di tricloroanisolo, siamo in presenza della più subdola tetracloroanisolo! Ed è stato un vero peccato, perchè il vino sembrava avere tutte le caratteristiche per essere ricordato. Rubino inchiostro alla vista, di notevole corposità ed apparente “peso”. Nonostante il difetto, escono note scure di piccoli frutti di bosco, dolci, gradevoli, leggermente marmellatosi. In bocca la corposità e la muscolosità, quasi mascolina, del frutto riesce a scavalcare il mostro, che però ahimè rimane. Il peso che osservavamo nel bicchiere lo si ritrova in una corposità quasi carnale al palato. Nonostante tutto, esemplare l’equilibrio tra la componente acida ed il calore alcolico, notevole, che si sprigiona al sorso, figlio di una dotazione indicata in un 14% volume, ma forse persino un poco superiore. Impossibile però oggi ammettere un innamoramento.
d.c.
È la storia di questa bottiglia! Io per questo riesco anche ad emozionarmi.
Evidente l’intensità del colore, e la componente glicerica e lacrimante.