Quale stupefacente incontro questo pomeriggio: non solo un vino, ma probabilmente anche il suo produttore, comparso e scomparso al nostro cospetto quasi al sussurro epicupereo del “vivi nascosto”. Da uve, lo pronuncerò in modo classico, di tocai friulano, in un vigneto di meno di mezzo ettaro, allevato in biologico con impianto a sylvoz con sesto d’impianto di discreta densità di piante (3.000 per ettaro, e non essendo neanche mezzo ettaro…) di età matura (30 anni). Vinificazione estrema, con fermentazione spontanea, malolattica e affinamento sulle fecce per 8 mesi in recipienti di acciaio chiuso. E tutto questo non si vede (il vino è di un brillante giallo paglierino) ma si sente! Alle tipiche ed uniche note varietali del tocai, si staglia su tutti una leggera nota smaltata e soprattutto di… candela, cera da candela. Affascinate! Scaldandosi poi affiora tenuemente un’erba aromatica, una foglia di salvia fresca. In bocca è rapido, snello, pulito. Estremamente scorrevole, con un corpo non impegnativo, sorretto da un’acidità pulente. Chiusura su classica nota ammandorlata.
Borc Sandrigo, Denis Montanari, Villa Vicentina (UD). 3.900 bottiglie.
d.c.
La bottiglia non sono riuscito a fotografarla, ma il tappo me lo sono portato via!