Povere creature i miei figli! Abituati fin dalla nascita ad avere un papà (ma anche una mamma) che si avvicina con un rispetto religioso ad un bicchiere di vino, trattando le bottiglie come dei piccoli idoli, con tutte quelle mimiche (anche piuttosto buffe) nella fase di olfattazione del bevante, e quel piacere tangibile che si legge ovunque mentre ci si abbandona con godimento all’oblio della persistenza. Povere, ma curiose le mie creature, che fin da piccole, evidentemente per scimmiottare (e contemporaneamente corrispondere alle attese, come solo i bambini sanno fare…) quel babao del loro babbo, richiedevano di avvicinarsi con il nasino al bicchiere per “ascoltarne” i profumi (ecco dove arrivano le suggestioni dei padri…).
Forse mi sto solo illudendo di trasformare loro, un giorno, nei più grandi sommeliers dell’intera galassia, od anche solo condurli verso una cultura, spero di consumo consapevole, del vino. Fatto sta che ieri sera, celebrando per la non numerabile volta, la stappatura di una bottiglia ed il rito della degustazione, il mio piccolo Alessandro è uscito alla prima olfattazione con uno strabiliante… “affumicato”…. come affumicato Ale?… è difficile la sensazione di affumicatura di un vino…. Ale….fermati alla ciliegia, alla mora, al mirtillo… ai profumi facili… No, ha proprio ragione lui! È proprio quella la sensazione caratterizzante il ventaglio dei profumi: una leggera nota di affumicatura che si ricava dopo tutto il passaggio del cestino rosso del fruttivendolo. Concedetemi la commozione.
“Valpolicella blend”: così è definito il nobile assemblaggio veronese dalla letteratura anglosassone: Corvina veronese (o Corvinone) al 65%, Rondinella al 30% e Molinara al 5%. Gli Allegrini di Fumane non hanno bisogno di note, rappresentando oggi i più importanti ambasciatori della denominazione nel mondo. Questo è il vino base della cantina, ma signori che vino! Acquistabile facilmente sotto i 10 euro, saprà esservi compagno fedele in una bella serata. Facile, immediato, fragrante, ma non per questo banale, anzi di una complessità e struttura da premium wine. Dei profumi vi ho già raccontato. Entra “rosso” e rotondo in bocca, senza eccessi: ma l’acidità è rilevante, e l’alcolicità non indifferente (13% vol.). E la gioiosità del cestino di piccola frutta rossa torna negli aromi della retrolfattazione, aderendo al cavo orale senza fuggire. Sfuma in chiusura su una nota verde di giovinezza, nonostante oramai 3 anni di cantina.
d.c.
Tutto è volutamente elegante, classe e stile di una cantina straordinaria.
La retroetichetta … what else?…
Solo dalla granatura del sughero si può intuire la classificazione umile del prodotto… ma solo dalla granatura !
Rosso rubino da libro scolastico… più che rubino… burma.