È oramai un passato lontano. Partecipavo, immeritatamente, ad una “calotta” composta da degustatori prestigiosi per fama e preparazione, tra le più professionali mai incontrate in terreno Italico. A quel gruppo straordinario tornano i miei pensieri ed i miei ricordi, e la malinconia che non sarà più possibile ricostituirlo. Del loro sapere mi sono nutrito, con la loro esperienza sono cresciuto, di tutti loro miei insuperabili maestri. A quel gruppo di pazzi appassionati sono legate degustazioni irripetibili reiterate con la disperazione di ricercatori insaziabili. Ed intorno a quel tavolo di degustazione, nascosto in un classico retrobottega di provincia, si sono stappate bottiglie introvabili, assaggiati piatti quasi esoterici, emozionati da poesia e letteratura: tutti gli ingredienti perché si compissero volontari riti misterici. È ad uno di quegli incontri, forse il più strabiliante, che va il mio ricordo di questa sera. E così cercherò in futuro, per puro piacere personale, di ricostruire quegli appuntamenti e magari ricordare qualche dettaglio, sicuramente i vini incontrati.
Solo per la vostra invidia…
Era una domenica di fine autunno del 2009; tema della magia erano i Premiers Grand Cru Classé di Bourdeaux: tutti in una volta…Ma la follia non finì ahimè li!
Questa la sequenza dei vini: Chateau Latour 2001, Chateau Mouton Rothschild 2001, Chateau Lafite 1997, Chateau Margaux 1996, Chateau Haut Brion 1989. Già questa serie avrebbe potuto far vacillare la tenuta psichica di qualsiasi appassionato, ma noi no! Non ci fermammo.
Perchè passeggiare solo su una riva della Garonna? C’era, nascosta nascosta una scatola di legno con 2 bottiglie di Chateau Cheval Blanc 1996: la prima, alla stappatura frizzò, e ricordo come ci guardammo tutti quanti, con una nota di sorpresa ed un pò di delusione, ma tanta curiosità. Dopo la dovuta ossigenazione, vi assicuro che incontrammo un vino straordinario. Ed allora quello che dimorava ancora in cantina? Di questo la stappatura fu perfetta, e non ho parole per raccontare come sia su quella bottiglia stampato il ricordo del più grande vino rosso che abbia mai bevuto nella mia vita: tuttora le suggestioni di quel incredibile St.Emilion mi coinvolgono.
Ma potevamo fermarci lì? La classificazione del 1855 imponeva la chiusura con il Premier Grand Cru Superieur: Chateau d’Yquem 1996.
Il knockout era compiuto: inumano riprendersi…
Manca solo l’ultimo elemento: insieme a quei pazzi, c’era uno chef, anche lui magico, che accompagnò ogni vino con un piatto dedicato. Ho accennato prima a piatti esoterici: il signature dish fu un incredibile “beccacce alla Mitterand”, ma di queste racconterò un’altra volta…
d.c.